(F.Balzani) – La sfortuna, gli arbitraggi scarsi, la panchina corta. Gli alibi per giustificare i tre colpi di freno della Roma dopo una corsa da record sono tanti. Uno su tutti, però, più che un alibi sembra un’ovvietà: la squadra di Garcia non può fare a meno di Totti. Il peso dei numeri che avvalorano questa tesi, infatti, sta diventando schiacciante e anche Sabatini lo ha dovuto ammettere: «Con lui avremmo fatto meglio». Col capitano in campo la Roma ha segnato 20 gol in 7 partite (media 2,85), di cui 15 su azione incassando 21 punti e un solo gol subito. Senza Totti i gol fatti diventano 6 in 6 partite (3 su calcio piazzato e 1 autogol), i punti solo 12. Tutto dimezzato, tranne i gol incassati che raddoppiano anche se la difesa giallorossa resta la migliore d’Europa. Normale, è forse il giocatore italiano più forte di sempre. Ma normale non è la dipendenza da un solo giocatore, che ha 37 anni e fisiologici infortuni.
Gli esperimenti provati da Garcia, che dovrà fare a meno del numero dieci anche domenica a Bergamo, sono stati tanti in queste 6 partite: dalla riscoperta di Borriello all’avanzamento di Pjanic passando per la promozione di Ljajic a vice Totti. Nessuno ha convinto, tantomeno il serbo. C’è da dire che lunedì le occasioni da gol non sono mancate per i giallorossi, ma sul conto finale in due partite casalinghe contro Sassuolo e Cagliari restano l’autogol di Longhi, tante imprecazioni sotto porta e un gioco sgasato rispetto alla Roma champagne di ottobre. Lo stesso Gervinho senza le imbeccate di Totti ha faticato. Garcia, oltre ad accendere un cero per il ritorno di Francesco con la Fiorentina, dovrà trovare nuove soluzioni e potrebbe rischiare Destro, che lunedì si è scaldato a lungo prima di riaccomodarsi in panchina.