Il fatto è che poi finisce sempre che il malpensante sei tu.
Strano attacco per una rubrica, vero? No, è che a volte ci si trova a riflettere ad alta voce, quando ti trovi a far caso a qualcosa che non puoi proprio ignorare. La fregatura è che sono tutti lí pronti a darti del visionario. Quasi tutti, soprattutto quelli a cui fa comodo ignorare una certa statistica.
Sta di fatto, per farla breve e senza voler annoiare nessuno con quella che i benpensanti del campionato italiano chiamano dietrologia, che la Roma che sale a Bergamo trova come direttore di gara il signor Damato di Barletta.
La spiegazione, in questo caso, è già nel preambolo: un centrocampo praticamente in diffida collettiva contro un fischietto dal cartellino facilissimo. Come se non bastasse,uno con cui in trasferta la Roma ha pagato dazio per cinque volte di fila, tanto per citare un dato. Va bene, questa potrebbe essere un’ossessione statistica da romanisti di memoria lunga, così come il ricordo di quel Roma-Sampdoria del 2010 sarebbe un masochismo inutile e autolesionista – anche se non ce lo stiamo inventando -; resta però il fatto che, in un momento della stagione che eufemisticamente possiamo definire delicato, contro un avversario con l’acqua alla gola e con l’intera linea mediana a rischio squalifica, se uno volesse giocare a fare il complottista Damato ci starebbe come il cacio sui maccheroni. Anzi: sulla polenta, visto che saremo a Bergamo.
Mettiamo pure che noi siamo esagerati nel far caso – ma è la storia che ce lo insegna, da molto prima del goal di Turone – a ogni particolare; ma possiamo ritenere verosimile che gli altri, quando designano, decidono, dirigono, non facciano mai caso a nulla?