La Roma pareggia la quarta gara consecutiva in quel di Bergamo, trovando, però, anche il quattordicesimo risultato utile nel medesimo numero di giornate di campionato disputate. Questa volta sul banco degli imputati vanno inserite d’obbligo le scelte di Rudi Garcia, soprattutto quelle iniziali. Poi, purtroppo, non si possono non considerare le sviste di Damato.
LE SCELTE. Si può sbagliare nell’arco della stagione, lo avevamo già scritto analizzando le precedenti gare proprio in questa rubrica, ma perseverare nei propri errori rischia di diventare diabolico, nonché autolesionista. E’ vero, la maggior parte delle scelte è obbligata in questa fase della stagione, perché gli infortuni hanno ridotto la rosa ai minimi termini, ma lasciano comunque discutere.
Pjanic soffre di un affaticamento muscolare, il che induce il tecnico francese all’inserimento di Bradley: purtroppo lo statunitense delude ancora. Il suo livello tecnico è di gran lunga inferiore a quello dei titolari, questo lo si sapeva dall’inizio della stagione; non si poteva, però, prevedere che anche tatticamente sarebbe stato così indietro rispetto ai compagni. Corre costantemente con il freno a mano tirato, è sempre in difficoltà nel tenere il ritmo dei compagni sul pressing, confermando le stesse difficoltà evidenziate già nella trasferta di Torino e nella sfida contro il Sassuolo. Un tempo si era fatto apprezzare per i suoi inserimenti, ieri ha aggravato la sua situazione divorandosi un goal, dopo un assist smarcante di Gervinho, che si era esibito in una serpentina ubriacante nell’area di rigore bergamasca. Peccato per il goal annullato, che avrebbe riscattato parzialmente la sua gara.
Ljajic quando impiegato dall’inizio non riesce ad esprimersi al meglio secondo molti; inoltre Garcia ama avere una valida alternativa in panchina. Tutto questo porta Marquinho ad essere scelto nell’undici titolare per completare il tridente offensivo, formato da Gervinho e Florenzi. Il brasiliano inizia la gara illudendo tutti, impegnando Consigli con un tiro dalla lunga distanza, ma poi si perde e non si vede più. Impiegato spesso da punta centrale, tende poi ad allargarsi sulla fascia, senza mai trovare una posizione. Anche per lui vale il discorso fatto in precedenza per Bradley: non è all’altezza di chi lo precede gerarchicamente in rosa.
I CAMBI. Che la Roma non si stesse esprimendo al meglio, che l’Atalanta stava guadagnando campo, era chiaro a tutti gli osservatori della gara già allo scadere del primo tempo. Ma il tecnico francese non ha preso provvedimenti, attendendo passivamente la rete del vantaggio atalantino: questa è sicuramente la sua più grande colpa, il non aver cambiato al momento giusto. Con l’inserimento di Ljajic e Pjanic la gara cambia, i giallorossi trovano il pareggio solo al minuto 89, dopo aver però schiacciato gli avversari e creato molto.