(T.Riccardi) – Leggete bene e non impressionatevi: in 16 partite di Serie A, le prime 16 partite della sua esperienza italiana, ha già fatto meglio di tipi come Schiaffino, Falçao, Prohaska, Emerson, Pizarro.
Si parla di Kevin Strootman, numero 6 della Roma di Rudi Garcia, centrocampista olandese arrivato in estate dal PSV Eindhoven. Sia chiaro, non si sta paragonando il forte mediano classe ‘90 con i mostri sacri sopra citati, ma un dato è certo e incontrovertibile: Strootman ha già segnato più di tanti illustri colleghi stranieri, che hanno fatto la storia di questo club. Vero è che un centrocampista non deve necessariamente andare in gol per guadagnarsi la pagnotta, ma chi riesce a farlo con continuità diventa un valore aggiunto fondamentale. In 15 gare disputate – la prima a Livorno la saltò per infortunio e, ahinoi, salterà per squalifica anche Roma-Catania – il giocatore “orange” ha totalizzato 1400 minuti e 4 gol.
Di media, 1 rete segnata ogni 350 minuti disputati. Con il rigore trasformato a San Siro ha raggiunto Alessandro Florenzi al primo posto nella graduatoria dei marcatori della Roma. Il suo record di segnature in una stagione lo ha stabilito proprio con il PSV lo scorso anno: 6 gol. Sei, come gli assist vincenti forniti per i compagni di squadra. L’ultimo, quello per Destro in occasione del momentaneo 0-1 in Milan-Roma. Non male per uno che può essere considerato ancora un esordiente nel nostro campionato. Personalità, carisma e cattiveria da vendere, Strootman ha da subito dimostrato di essere uno all’altezza della situazione (e non solo per ragioni di statura…). Come detto, per gol segnati ha già messo in fila gente i cui nomi fanno venire i brividi solo a pronunciarli. Mettiamo il caso di Paulo Roberto Falçao. Non uno qualsiasi, l’uomo che cambiò la mentalità della Roma negli anni Ottanta con la classe, il carattere e l’ambizione. Eppure, dopo i primi 12 mesi in Italia, il “Divino” realizzò 3 gol.
Un altro regista straniero che a Roma vinse uno scudetto è Herbert Prohaska: ragioniere di metà campo nella formazione di Liedholm, per lui 3 marcature nel 1982-1983, l’anno del secondo tricolore. Per menzionare un esempio più vicino ai giorni nostri si può pensare a Emerson Ferreira da Rosa: nel 2000-2001 saltò le prime 15 partite del campionato per unbrutto infortunio al ginocchio. Rientrò alla sedicesima in casa contro il Napoli, dimostrandosi da subito elemento fondamentale nello scacchiere di Capello. A fine anno arrivò a 3 reti e contribuì con le sue prestazioni alla conquista del terzo titolo nazionale. Un altro metronomo del reparto centrale è stato David Pizarro: alla prima esperienza romanista 1 solo gol, ma una qualità immensa al servizio del collettivo di Spalletti che si aggiudicò 2 coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana. Da battere c’è il primato dello svedese Sune Andersson, 7 reti nel 1950-1951 (torneo che portò all’unica retrocessione romanista) e, a seguire, le 6 realizzazioni di un certo Toninho Cerezo nel 1983-1984. Il campionato è lungo, Kevin può.
Fonte: asromamembership