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CORRIERE DELLA SERA Il calcio, un mondo malato di scommesse

Calciomercato

(C. Del Frate) – Che siano legali o no, quello del calcio è un mondo malato di scommesse; per anni un numero impressionante di giocatori, dirigenti e personaggi che per una ragione o per l’altra gravitano attorno ai club e agli atleti hanno messo montagne di euro nelle mani di allibratori e società di gioco online. Due anni e mezzo di indagini da parte del pm Roberto Di Martino hanno già strappato il sipario sul retroscena del calcio giocato. Ma le oltre 400 pagine di informativa redatta dallo Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia e allegate all’ultima ordinanza emessa dal gip Guido Salvini danno al fenomeno dimensioni da capogiro.

C’è un dato contenuto nelle carte processuali che desta scalpore. Lo comunica ai magistrati Francesco Baranca, responsabile legale della società di scommesse austriaca Skysport 365. Interrogato come teste il primo febbraio scorso dichiara che il fenomeno delle giocate sospette aveva raggiunto nel 2011, anno in cui esplode l’inchiesta cremonese, «limiti intollerabili»«Facendo un esempio concreto — dichiara Baranca — nella stagione 2010-2011 per ben 870 volte la nostra gestione rischi ha dovuto porre in essere una difesa contro possibili tentativi di alterazione. Nel 2011-2012 questo è avvenuto una sola volta. Per la prima volta da quando sono in questo lavoro ho assistito a un’ultima giornata di campionato in cui tutte le partite erano giocabili». Riassumendo: nel 2011, annus horribilis del calcio truccato, su ben 870 partite sono confluite giocate sospette per mole di denaro e il fenomeno vive la sua fase più acuta proprio sul finire della stagione, quando molti incontri ormai non hanno alcuna influenza sulla classifica. Del resto che i campionati in quella fase si trasformassero in un «mercato», lo aveva già detto agli inquirenti Almir Gegic. Lo «zingaro» ha ricordato che«verso la fine del campionato accadeva piuttosto spesso che le quote delle scommesse crollassero. Tale circostanza dipendeva dall’eccesso di puntate su alcuni incontri una volta diffusasi nell’ambiente degli scommettitori la notizia di una possibile combine».

Che molti calciatori siano a loro volta accaniti scommettitori lo dimostra secondo l’informativa dello Sco anche la ricostruzione della «mappa» dei contatti telefonici di Francesco Bazzani, detto «Civ», il bookmaker di casa all’hotel Tocq di corso Como a Milano. Gli inquirenti gli attribuiscono innanzitutto 58 contatti con l’attuale allenatore dell’under 21 Gigi Di Biagio tra il 18 febbraio 2011 e il 6 luglio dell’anno successivo. Poi ci sono 120 chiamate con Federico Giunti (ex Milan e Parma), 250 con Lorenzo D’Anna del Chievo, 129 con l’«alter ego» di Gennaro Gattuso, Salvatore Pipieri. «La quantità e la tempistica di tali rapporti telefonici — è di nuovo scritto nelle pagine dell’inchiesta — potrebbe riguardare una anomala passione di molti calciatori professionisti per il mondo delle scommesse»Bazzani ha un rapporto febbrile col telefono: in 5 mesi colleziona infatti qualcosa come 19 mila chiamate. Personaggi come il «Civ», del resto, sono di casa nei sancta sanctorum della serie A: i poliziotti dello Sco annotano la sua presenza a Milanello, all’Olimpico di Roma in tribuna e all’uscita degli spogliatoi, suoi tentativi di entrare nel ritiro della Lazio a Formello «verosimilmente per affrontare aspetti oggetto della presente indagine». Sulla contiguità tra nomi altisonanti del calcio e mondo delle scommesse emblematica è una circostanza inclusa nell’informativa e che riguarda l’ex campione del mondo e attuale dirigente della Roma Bruno Conti. L’ala destra dell’Italia di Bearzot non è sfiorata dallo scandalo, ma ugualmente riceve molte telefonate da Gigi Sartor, interfaccia in Italia del clan di Singapore. Otto di questi contatti avvengono la mattina del 26 febbraio 2011, giorno in cui in Italia sbarca uno dei boss provenienti dal Paese asiatico. «Tali evidenze confermano una rete di relazioni tra gli indagati e personaggi di spessore della serie A sintomatici del dinamismo e degli interessi dei gruppi criminali impegnati nel match fixing». Come dire: alla disperata caccia di contatti, informazioni o semplicemente per fare bella figura, gli indagati non esitavano a «tampinare» personaggi in grado di dare loro lustro e credibilità.

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