Bergamo: tanti petardi, pochi fischi.
Le necessità di Colantuono, il gioco delle tre carte di Garcia: questo il preambolo di una partita che consuma il primo tempo sotto un sole gelido e il secondo sotto l’ombra ghiacciata e i riflettori che moltiplicano più le ombre che le luci.
Si parte con Bradley dal primo minuto e senza Pjanic, Gervinho centravanti atipicissimo, se così si può dire e Marquinho in luogo di Ljajic; nella curva degli orobici fanno bella mostra centinaia di carri armati di carta, del resto l’eleganza non è mai stata un cavallo di battaglia tra le valli bergamasche.
Una prima frazione di gioco così interlocutoria raramente s’era vista, tanto che durante l’intervallo si pensa – da parte romanista – che possa essere il preludio a una ripresa in cui la lupa azzannerà la preda pericolante.
Nel frattempo, s’è accesa la spia dietro la coscia destra di De Sanctis: resta in campo, con qualche impedimento e qualche smorfia di troppo. Non sembra però esserci corrispondenza diretta tra il quasi infortunio fisico e il totale infortunio tecnico in cui incappa il guardiano giallorosso al minuto cinquantuno, sulla punizione di Brivio dal settore destro: carambola tra i guanti ghiacciati e palloncino che da innocuo diventa letale: uno a zero per l’Atalanta ruvida e incerottata, Roma da reinventare.
Ljajic per De Rossi e Pjanic per Marquinho: quasi un balletto di diffidati, visto che c’è da fronteggiare anche il prode Banti dal cartellino rovente.
Comincia un assedio che sancisce superiorità tecnica e predominio territoriale, ma non le occasioni che ci si aspetterebbe.
Maicon un po’ velleitario nel cercare la porta da distanze siderali, Strootman più macchinoso del solito; densità orobica sotto la linea della palla. Non è facile e per di più arriva l’ennesima ingiustizia: minuto settantasei, c’è un rigore di cristallo e nello sviluppo dell’azione è buono il goal di testa di Bradley. Il campionato italiano non si smentisce mai, come i suoi mandanti e i suoi esecutori.
Espulso Colantuono per proteste, quali e perché non capiamo proprio.
Dodò continua a scivolare su scarpini inappropriati, Maicon ha deciso di litigare coi cross, oggi.
Si prosegue con un’Atalanta imbarazzante, finezze di Bonaventura a parte, e una Roma innervosita più che stanca.
Maglia numero novantaquattro, Federico Ricci conosce la Serie A: benvenuto all’inferno e buon viaggio tra i grandi, con una gran palla a Gervinho. Novantesimo, Ljajic fila a destra, palla indietro dentro l’area piccola, Strootman all’appuntamento: uno a uno e occhio al cronometro. Damato conteggia solo i cambi, tre minuti di recupero quando dovrebbero essere cinque. Come ti sbagli?
La Roma è forte, il campionato è triste.