(C.Laudisa) In questo caso, invertendo l’ordine dei posti, il prodotto cambia.Max Allegri la panchina della Roma l’ha vista da vicino per quasi un mese. Poi lui e il Milan hanno scelto di continuare insieme nella scorsa primavera e Rudi Garcia è sbarcato a Trigoria per una stagione tanto bella quanto sorprendente. Il tecnico francese ora guarda il livornese dall’alto in basso e quell’animato mese di maggio adesso sembra un guazzabuglio figlio dell’esasperazione. Su entrambe le sponde. Comprensibile l’animazione in casa giallorossa dopo l’Europa mancata. Fallite le esperienze con Luis Enrique e Zeman, serve una svolta forte. E Allegri fa al caso. Anche il Napoli per il dopo Mazzarri sta pensando a lui. L’allenatore toscano, però, ha un altro anno di contratto con i rossoneri, è appena arrivato terzo: è proprio un buon partito.
Sintonia smarrita Eppure Silvio Berlusconi da mesi lo impallina. Il patron rossonero ha una cotta per Clarence Seedorf e non ha gradito il corteggiamento romanista al suo allenatore. Non a caso il 16 maggio svela:«Allegri va alla Roma». In contemporanea critica l’operato del suo tecnico e si chiude in un silenzio polemico. Galliani sta nel mezzo, cuce una pace difficile. L’a.d. sa che Allegri ha detto no al Napoli e dà la priorità al Milan, non intende tradire i rossoneri per la Roma. Quindi lui è il primo testimone del fatto che non ci sono da temere sgarbi né lo eccita l’idea di affidare il Milan a un debuttante, considerazione peraltro condivisa da Barbara Berlusconi. Una goccia di larghe intese nel mare delle incomprensioni affioranti nel mondo Milan.
Trattative serrate Il tira e molla, comunque, continua. Galliani convoca Allegri un giorno sì e l’altro pure, mentre Silvio fa finta di nulla ed evita l’appuntamento per un vertice chiarificatore, a quel punto il 27 maggio l’allenatore rossonero decide di uscire allo scoperto. Il d.s. giallorossoWalter Sabatini lo tempesta di chiamate e gli chiede di decidere in fretta. Così a Trigoria di buon’ora arriva l’avvocato Paolo Rodella, storico consulente allegriano. L’intesa economica arriva in un paio d’ore: un biennale da 3 milioni più i premi, con l’opzione per la terza stagione. Ma tutto è vincolato ad una firma che deve avere l’eventuale assenso milanista. La puntata è importante, serve soprattutto a far emergere la verità in casa Milan. Ma nell’immediato manda in confusione la sponda giallorossa. La manovra di avvicinamento viene scambiata per un fatale innamoramento e in molti danno per chiusa la partita. Anche perché il gioco degli equivoci continua. Silvio Berlusconi resta in Sardegna e rinvia più volte l’atteso faccia a faccia, mentre Galliani tiene tutto aperto.
E il tempo passa… Lo scorrere del tempo fa aumentare i rischi in casa Roma così Sabatini riprende i contatti con il tecnico che un anno prima aveva solleticato la sua curiosità. E la mossa arriva proprio alla vigilia di un happy end in cui in casa milanista viene tutto ricomposto. Quasi come se nulla fosse. Nel vertice di Arcore di domenica 2 giugno Berlusconi è addirittura accomodante, chiede solo garanzie sul gioco d’attacco e dà anche il via libera alla cessione di El Shaarawy. Ma l’allenatore resta in scadenza di contratto, in evidente balìa degli eventi. Negli ultimi mesi le contraddizioni riemergono.Nasce il Milan duale, Allegri è sempre sulla graticola e Seedorf è ancora alla finestra. Ma all’orizzonte si profila un nuovo fronte. Stavolta Allegri è fuori gioco, mentre il tandem GallianiBarbara aspetta il nuovo d.s. (Sogliano in pole) per affrontare il tema del futuro tecnico. E Cesare Prandelli stavolta appare il concorrente più accreditato al cocco olandese di Silvio. Insomma gli interrogativi abbondano a San Siro e dintorni. Solo alla Roma sono finalmente tornate le certezze.