Oggi che è presidente della Federazione calcio polacca non si dimentica mai del suo passato, anzi. Sarà perché Zibì Boniek è un uomo che vive ancora di emozioni e di ricordi o perché in bianconero ha vinto e in giallorosso ha vissuto. Juventus-Roma è anche un po’ la sua partita, lui che nella Capitale ha trovato una seconda casa e a Torino si è imposto, nonostante una stella assegnata e poi ritirata.
«Ma lasciamo stare quel discorso, parliamo del 5 gennaio. Meglio».
Già, stavolta si ricomincia davvero con il botto.
«Una ripresa fantastica, sembra fatta apposta. La Roma sta facendo un campionato straordinario, nessuno lo avrebbe pensato dopo il sesto posto dello scorso anno. La Juve invece è la più forte di tutti: gioca bene, è aggressiva, dà sempre l’impressione di poter vincere. Certo, ha avuto degli episodi favorevoli, contro il Chievo ed il Torino. Ma nel calcio ci stanno anche gli errori arbitrali. Diciamo così…».
Può essere già decisiva in chiave-scudetto?
«Per il tricolore la Juventus è nettamente favorita, ma se la Roma arriva seconda è come se il suo scudetto lo avesse vinto. Con un successo il 5 gennaio i giallorossi riaprirebbero i giochi, se invece vince la Juve è praticamente un match-point».
Sul rendimento della propria squadra in questo momento incide più Conte o Garcia?
«Antonio riesce a tenere il gruppo concentrato e affamato, c’è molto di suo in questo atteggiamento. Garcia è arrivato tra le macerie e costruito una bella casa, recuperando psicologicamente giocatori importanti. Sono due uomini fondamentali».
Juve-Roma sarà anche la sfida tra il miglior attacco e la miglior difesa del campionato.
«E sarà una bella sfida. Benatia per me oggi è il miglior centrale d’Europa: ha forza, potenza, equilibrio e sostanza. Dall’altra parte c’è una coppia completa, che funziona bene. Llorente e Tevez si integrano alla perfezione».
Già, così tanto da costringere uno del valore di Vucinic al ruolo di sparring-partner.
«Mirko è un giocatore geniale, ma a volte sembra quasi la “bella addormentata nel bosco”. Solo lui sa quando mette gli scarpini o le ciabatte. È uno che ha bisogno di sentirsi titolare, altrimenti si immalinconisce e quando poi va in campo perde equilibrio e tranquillità, per la grande voglia di dimostrare».
Quale può essere la mossa tattica per vincere la partita?
«Scherzando, per la Roma direi di mettere la terza maglia, quella nera, che assomiglia a quella degli arbitri… Parlando seriamente, invece, la Juve fa un pressing ultraoffensivo, morde gli avversari fin da subito, non ti fa giocare. La squadra di Garcia dovrà essere brava nei primi 2-3 passaggi. Liberare l’uomo, scavalcando i primi 6-7 giocatori e magari andando a giocare gli “uno contro uno” con Gervinho, Florenzi o Destro».
Oggi la Juve è davvero la più forte di tutti?
«Per struttura, società e squadra è il club da prendere ad esempio. Assolutamente».
Alla Roma quanto manca per colmare questo gap?
«È sulla buona strada, anche se sono convinto che il clima in questo fa tanto: a Torino aiuta a giocare, a Roma no».
Quanto cambia la Juve con o senza Pirlo?
«Se Andrea non ci sarà, sarà una carta in più per i giallorossi. E’ un giocatore fantastico. Sembra lento, ma è quello che macina più di tutti. È come una banca, gli dai la palla e sai che è un investimento garantito».
Per chiudere: Totti ci sarà, Del Piero no.
«Alex è andato via solo perché avrebbe fatto ombra ad Agnelli, l’avrebbe oscurato. A volte nel calcio subentra la gelosia, anche Maldini è fuori dal Milan. Ma ad Agnelli devo riconoscere una cosa: questa società la sta gestendo benissimo».