(F. Bianchi) – Da Strootman a Strootman, c’è tutta la crisetta della Roma. Che non sa più vincere. E quasi non sa più segnare. Quarto pareggio di fila e la Juve che prende il largo. Ahi, Garcia, la creatura continua a perdere colpi. L’olandese segnò l’ultimo gol vero a Torino, giusto 4 gare fa (col Sassuolo autorete di Giorgi). Cerci interruppe la collezione di vittorie. A Bergamo, poco prima che scoppiasse l’annunciata guerriglia tra tifosi, ancora Strootman ci ha messo una pezza e ha mantenuto l’imbattibilità della squadra. Un pari sacrosanto, sia chiaro. E’ bastata mezzora di vera Roma per legittimare il risultato e anzi per giustificare il rimpianto. Ma per 60 minuti la Roma è stata inguardabile. Galeotta la formazione cervellotica dell’allenatore rampante. Che ha rinunciato a parecchia qualità. Senza Borriello e con un Destro ancora convalescente in panca, Garcia non aveva attaccanti puri. Ha pensato bene di lasciar fuori Ljajic e scegliere un tridente di ali: Marquinho GervinhoFlorenzi. Soprattutto, ha tenuto vicino a sé Pjanic scegliendo due incontristi: Bradley e Strootman. Già la squadra zoppica per la prolungata assenza di Totti, se lasci fuori anche il genietto bosniaco, chi fa gioco? Il tecnico ha dichiarato che Miralev si era fermato nell’ultima seduta, ma il giocatore ha confessato che si sentiva pronto. Comunque sia, quando sono entrate le scarpette di Pjanic, la Roma si è trasformata da Cenerentola in Principessa. L’Atalanta ha subito un assalto continuo e al tramonto è stata piegata.Manon affondata.
Mossa Cazzola Anche Colantuono aveva i suoi bei problemi. Tutti in difesa. Senza Bellini, Stendardo, Yepes e con Lucchini appena guarito, il tecnico s’è inventato Cazzola, un mediano, difensore centrale. Mossa azzeccata. E’ stato uno dei migliori. La Roma gli ha dato una mano. Non s’è quasi mai vista dalle parti di Consigli. Ma anche l’Atalanta, che conduceva le danze, non è che brillasse in attacco. Un palo su tiro di Brienza deviato da Benatia e stop. Denis per nulla aiutato da Moralez. Brienza e poi Bonaventura, entrato alla mezzora per Del Grosso, poco intraprendenti. E il resto occupato a tenere a freno la pattuglia dei centrocampisti giallorossi. Un primo round noioso, dove l’Atalanta avrebbe dovuto osare di più.
Papera De Sanctis La voglia di giocare della Roma s’è confermata all’entrata dopo l’intervallo. L’Atalanta ha dovuto aspettare i rivali per qualche minuto e si è persino mosso il quarto uomo per andare a chiamare Maicon e compagni. La battuta era scontata: «Si vergognano a rientrare». Subito dopo Brivio ha trovato il gol su punizione: pallone che passa sotto le gambe della barriera e tra le braccia di De Sanctis, forse a causa di un cattivo rimbalzo. Tuttavia resta un grave errore, il primo di un portiere finora quasi impeccabile. Il segno dei tempi.
Con Pjanic altra musica Garcia a quel punto è tornato sui suoi passi: dentro Ljajic per De Rossi, visto raramente così giù. E poi Pjanic per un inguardabile Marquinho. La Roma, con un 4231 che assomigliava parecchio al 424 di venturiana memoria, è tornata d’incanto (o meglio, di logica) un’orchestra. Guidata dal bosniaco, ha creato occasioni in serie. Aiutata dall’Atalanta, caduta nel solito errore delle piccole che una volta in vantaggio fanno dieci passi indietro. Maicon e Gervinho, fin lì apatici, si sono scatenati. Un tiro del brasiliano finito sul gomito largo di Canini poteva dare il rigore (per Damato no) e sugli sviluppi Bradley segnava ma in fuorigioco. Poi Consigli ha regalato prodezze: straordinaria quella su zuccata di Florenzi. Ma all’ultimo assalto, Ljajic pescava Strootman che di piattone salvava la brutta giornata sua e della Roma. Toglietele tutto, ma non il suo Pjanic.