

(M.Galdi/M.Iaria)Riaperta la curva Nord dell’Inter per il derby di San Siro, che rischiava di giocarsi per la prima volta senza uno spicchio di tifo per un’imposizione dall’alto e non (come avvenne nel 2006) per lo sciopero degli ultrà.
Riaperta anche la curva Sud della Roma per la sfida di domani col Catania. La Corte di giustizia federale accoglie i ri corsi delle due società. O me glio, sospende l’esecuzione delle sanzioni decise dal giudice sportivo, in seguito ai cori discrimi natori dei tifosi nerazzurri e giallorossi in trasferta a Napoli e Milano. Interlocutoria Non è la prima volta che la Corte adotta un’or dinanza interlocutoria, soprat tutto quando si tratta di chiusu ra di stadi o di settori di stadio. La prima è stata emessa a otto bre riaprendo lo stadio del Milan contro l’Udinese. Sempre con la richiesta di «supplementari accertamenti istruttori di cui in premessa a cura della Procura federale, acquisito ogni elemen to utile da parte degli organi competenti».
Sapete quanto tempo è trascorso da quel sup plemento di indagini? Settanta giorni. E non è ancora arrivata una decisione. Motivazioni C’è un filo con duttore nei ricorsi di Inter e Roma, che i giudici hanno recepito. Il fatto che le sanzioni siano scattate per comportamenti dei tifosi in trasferta non rende automatica l’identificazione degli stessi coi settori poi chiusi da Tosel. La Corte chiede approfondimenti per appurare se gli autori dei co ripresenti nei settori ospiti del San Paolo e di San Siro «assisto no “normalmente” alle partite casalinghe», rispettivamente nella curva Nord nerazzurra e in quella Sud giallorossa.Riguardo al caso del l’Inter c’è qualcosa di più. I giudici chiedono approfondimenti «circa la percezione reale del fenomeno espressione di discriminazione, dovendosi constatare che nel rapporto dei tre collaboratori federali non vi è cenno circa l’esatta percezione del fenomeno da parte degli stessi per come collocati all’interno dell’impianto, bensì si ha riguardo solo alla “percepibilità” da parte dei due settori confinanti a quello occupato dalla tifoseria ospite». In parole povere, i cori discriminatori non sono stati sentiti in tutto lo stadio e quindi si deve approfondire meglio la questione.
Ovvia la soddisfazio ne da parte dell’Inter per l’apertura della Nord. L’avvocato Angelo Capellini ha avuto la possibilità di discutere gli argomenti studiati per il ricorso, in particolare soffermandosi sull’identificazione di un numero esiguo di tifosi abbonati in curva e sull’im possibilità di parlare di recidiva in presenza di un giudizio sospeso su Torino-Inter (così adesso le sospensioni che riguardano l’Inter sono due). Il club nerazzurro, poi, tramite il d.g. Fassone, ha invitato a riflettere sulla sproporzione della pena: come può reggere una norma che punisce settori di 8 mila tifosi (14 mila nel caso della Roma) per i cori di 200 300 tifosi? Soddisfazione anche in casa Roma. Spiega il d.g. Mauro Baldissoni, che ha curato il ricorso insieme all’avvocato Antonio Conte: «Nel merito eravamo stati puniti per degli episodi che non riteniamo essere avvenuti.
In passato noi siamo stati piuttosto duri nel condannare manifestazioni di razzismo. In questo caso però siamo convinti che nulla di simile sia successo, ma che ci sia stato un grosso equivoco. L’illogicità della norma nasce dal fatto che la chiusu ra di un settore ha senso quando si vuole punire in via oggettiva un intero settore dove è avvenu to il fatto. Quando si tratta di partite in trasferta, la stessa si tuazione non ha senso: nel setto re ospiti di San Siro c’erano 900 persone che non risultano abbonate in nessun settore dell’Olimpico». Scelta politica Dietro queste decisioni si percepisce la difficoltà che si sta incontrando nel sanzionare questi comporta menti e dunque un’esigenza sottolineata da entrambi i club di revisione della norma. Esigenza importante almeno quanto quella di evitare situazioni di pericolo per l’ordine pubblico: con riferimento al derby, visto il fermento dei tifosi interisti e la solidarietà che era stata preventiva mente manifestata dagli ultrà del Milan ai «cugini» nerazzurri.