(La Gazzetta dello Sport) – Oltre che dal talento e dall’esperienza in Serie A, Lamela e Pastore sono accomunati dal fatto di essere arrivati in Italia grazie all’intuito di Walter Sabatini. Il 58enne dirigente umbro era infatti il direttore sportivo del Palermo nel luglio del 2009,quando El Flaco sbarcò in Sicilia dall’Huracan per 4,7 milioni di euro.Tenendo conto che due anni dopo il ragazzo sarebbe passato al Psg per 43 milioni di euro, la mega plusvalenza è bella che servita. Dimessosi nel novembre 2010 dal club rosanero (dopo aver scoperto anche, tra gli altri, Hernandez e Ilicic), Sabatini nel giugno 2011 firma con la Roma e porta nella Capitale l’argentino Erik Lamela per 21 milioni. Troppi, secondo molti addetti ai lavori, per un talento allora appena 19enne. Ma alla fine la Roma lo cederà al Tottenham per 35 milioni. Decretando l’ennesima «vittoria» tecnicomercantile di Sabatini. Che nell’ultimo mercato estivo è riuscito anche a ottenere 32 milioni dal Paris Saint Germain per Marquinhos, arrivato un anno prima per 3 milioni, e venti dal Southampton per Osvaldo.
Dopo gennaio Proprio per questa capacità di scovare e valorizzare i giovani, Sabatini ha il profilo ideale per il nuovo progetto di Erick Thohir.Nei mesi scorsi c’è stato un contatto con il dirigente, abituato a rinnovare di anno in anno e quindi con il contratto in scadenza. Sabatini avrebbe risposto che se ne riparlerà dopo il mercato di gennaio, ma di certo l’imprenditore americano James Pallotta, coproprietario della Roma, farà di tutto per trattenerlo.
Come un padre Sabatini nella Capitale vive sotto grande pressione, ma altrettanta libertà (con i suoi collaboratori più fidati, tra cui il braccio destro Frederic Massara, ex attaccante del Pescara) nella gestione del mercato e di quanto succede a Trigoria. Difficilmente potrebbe godere dello stesso margine d’azione anche a Milano, dove sarebbe chiamato a lavorare con l’attuale d.s. Piero Ausilio. Ma la suggestione resta. E il fatto che il procuratore di Lamela (Pablo Sabbag) nei giorni scorsi sia stato proprio a Trigoria per parlare con Sabatini del futuro del suo assistito indica che il dirigente per l’argentino è una sorta di padre putativo. E il destino dei due potrebbe tornare a sovrapporsi a Milano.