(V. Meta) – Si è travasata nel lunedì, la domenica da favola di Mattia Destro, e in fondo non poteva essere altrimenti dopo tutti quei mesi di incubo. Anzi, il giorno dopo ha pure trovato una special guest star, il presidente Pallotta in persona, che lasciando il Campidoglio dove aveva appena incontrato il sindaco per parlare di stadio, ha trovato il tempo per fare il suo nome. «Siamo molto contenti per il ritorno di Destro – ha detto -, quando riprenderà la condizione sarà fondamentale per il prosieguo della stagione». Niente male per uno che fino a poche settimane fa sembrava finito nel dimenticatoio. Il giorno dopo il pomeriggio da eroe è filato via in completo riposo fino al tardo pomeriggio, quando la squadra è tornata a radunarsi a Trigoria per una leggera seduta di allenamento prima di lasciare il Bernardini alla volta di Testaccio, dov’era in programma la tradizionale cena di Natale.
Di complimenti ne sono arrivati tanti, quelli pubblici attraverso i social network da parte dei compagni di squadra di oggi e di ieri, quelli privati hanno messo a dura prova il suo telefono: tanti i messaggi e le telefonate arrivate dall’estero, dove giocano gli amici ed ex compagni di Under 21 Giulio Donati e Fausto Rossi (rispettivamente nel Bayer Leverkusen e nel Valladolid) e anche il migliore dei suoi amici, Fabio Borini, con cui da sempre Destro sogna di giocare in una squadra di club. Ci voleva una giornata così, dopo troppe domeniche passate a guardar giocare i compagni e chiedersi se al rientro sarebbe stato lo stesso. Per darsi una risposta gli sono bastati meno di dieci minuti, è bastato il tiro di rabbia e potenza che avrebbe bucato la rete, se Roma- Fiorentina fosse stata una puntata di Holly e Benji. In fondo non poteva che succedere con la Viola, la squadra cui Mattia aveva segnato il suo gol più importante (fino a ieri) con la maglia giallorossa, quello che nella gelida notte del Franchi il 16 gennaio scorso trascinò una Roma in emergenza tale da convincere Zeman a derogare dal 4-3-3 alla semifinale di Coppa Italia.
In realtà quella sera di gol avrebbe potuto segnarne un altro paio (e infatti il Boemo ci andò abbastanza piano con gli elogi), ma la sfida con la Fiorentina apriva il periodo migliore della sua travagliatissima stagione, culminato nella rete all’Inter che pochi giorni dopo avrebbe acceso un’ipoteca sulla finale di Coppa, giusto prima di infortunarsi al ginocchio e cominciare il viavai fra cliniche, palestre e rinonanze magnetiche. Intanto da oggi Destro comincia a pensare al Milan. Difficile dire se lunedì prossimo a San Siro possa partire dal primo minuto (al momento sembra più probabile che Garcia lo faccia cominciare ancora dalla panchina), di certo il Meazza è uno stadio con cui ha un feeling particolare: poteva essere casa sua se l’Inter non avesse pensato fosse meglio mandarlo via per arrivare a Ranocchia e cosa si fossero persi l’ha dimostrato con la doppietta che ad aprile ha schiantato i sogni di rimonta dei nerazzurri e portato la Roma di forza in finale di Coppa Italia. Finale in cui sarebbe stato in campo, ma senza giocarla davvero. D’altra parte, ci voleva una foresta particolarmente oscura perché la favola fosse così bella.