(D.Galli) Milleseicento luci a San Siro, milleseicento fiamme, milleseicento romanisti che in un giorno feriale accenderanno il terzo anello, il settore ospiti della Scala rossonera. Milleseicento, più metteteci altri tre o quattrocento tifosi residenti da quelle parti, e che quindi potranno andare in altri settori, come le tribune. Milleseicento. Un quarto degli spettatori presenti all’Olimpico per Lazio- Trabzonspor giovedì scorso. Numeri, presenze, una voce sola lassù tra la nebbia. Un indice, se volete.
È il segnale che questa tifoseria sente questa Roma una cosa vicina, una cosa propria, una cosa vera, una squadra che non s’arrende, che non subisce il gioco avversario, che cerca lo spettacolo, che profuma di Testaccio. Milan-Roma. Dal 4 giugno 1989 non è più una partita come le altre, non lo era già dall’86, quando s’era rotto il gemellaggio, ma non lo è stato davvero più da quel 4 giugno, dal giorno dell’agguato assassino, infame, vigliacco da parte di alcuni criminali ad Antonio De Falchi. Da allora, Milan-Roma è sempre nel suo ricordo, indipendentemente da quale sia il risultato finale. Milan-Roma, oggi, sarà però anche Balotelli. C’è un rischio concreto che corre la curva romanista in trasferta. Quello della squalifica, della recidiva, quello di vedersi chiudere la Sud non per l’incontro col Catania ma per quello con l’Atalanta, qualora gli ispettori della Procura federale dovessero ascoltare qualche “bu” all’indirizzo del centravanti rossonero.
Colpa o merito, dipende dai punti di vista, delle nuove norme sulla discriminazione, introdotte dal Consiglio federale dopo l’accorato appello di Galliani. La modifica del sistema sanzionatorio, che in precedenza operava automaticamente, senza dunque alcuna discrezionalità da parte del giudice della Lega, ha consentito di evitare la squalifica – tradotta appunto in diffida – delle curve di Roma, Milan, Inter e Torino per i cori contro i napoletani.Eventuali insulti a Balotelli, se sotto forma di “bu”, verrebbero considerati di matrice razzista, l’unica seria forma di discriminazione a giudizio della Uefa, che non contempla quella territoriale. Altri discorsi, altre cifre.
In milleseicento o in duemila a Milano per una trasferta di lunedì, già in 33 mila per il Catania. Avete capito bene, finora sono stati venduti diecimila biglietti per una partita che si gioca tra sei giorni. Sei giorni. Una vita. I Distinti Sud sono già terminati, la Nord è in via di esaurimento, la zona centrale della Tevere è un muro romanista, non c’è più un buco libero, sono rimaste le fasce laterali. I biglietti sono in vendita nelle ricevitorie Lis Lottomatica e nei Roma Store, al Foro Italico Ticket Office e al Centro Servizi dell’As Roma proprio sotto l’Olimpico. Diecimila biglietti già staccati. Stupiti? Ma no, è normale, è logica, valgono i ragionamenti di prima. Perché questa Roma qui è fichissima a prescindere da quello che accadrà stanotte. Chiedete ai milleseicento, anzi ai duemila di San Siro. Chiedete a quelle luci che la Roma non la lasceranno sola nemmeno lassù, nemmeno là dove un giorno il buio ha inghiottito Antonio.