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IL ROMANISTA La Roma passa all’attacco

Baldissoni in Campidoglio

(D. Galli) Con garbo, con i modi giusti. D’accordo. Però con garbo e con i modi giusti la Roma alza la voce. Ieri ha annunciato il ricorso contro la decisione del giudice sportivo di chiudere laCurva Sud per Catania eGenoa, mentre la Nord solo per il Genoa, perché cadrebbe la condizionale e si restaurerebbe la precedente sanzione (vedi alla voce Roma-Napoli), che prevedeva la squalifica di entrambi i settori.

La Roma sostiene ciò che risulta ormai ampiamente chiaro dai video. Non c’è stato alcun coro razzista a San Siro, nel settore ospiti i romanisti hanno cantato «rossoneri carabinieri» e non «rossoneri squadra di neri» e i “bu” sì, ci sono stati e sono stati anche prolungati. Ma non c’entrano nulla col razzismo, con la xenofobia, con qualsiasi forma di discriminazione: erano rivolti a ogni milanista che sbagliava qualcosa, che mandava fuori un calcio piazzato o commetteva un fallo. È tutta roba di calcio, solo roba di calcio.

Ci sono i filmati, c’è l’audio dei cori, ci sono le testimonianze. Ce n’è abbastanza per un ricorso, che tecnicamente sarà depositato dalla Romaentro venerdì. La Corte di Giustizia Federale potrebbe decidere in giornata, come potrebbe sospendere il giudizio in attesa di vagliare in maniera più approfondita le prove che saranno portate dalla società a sostegno della propria difesa. O meglio, della difesa della propria gente. Questo significa che la Roma è alleata di qualche pseudorazzista? Assolutamente no. Anzi, ieri il dg Baldissoni l’ha spiegato chiaramente:«Siamo contrari – ha detto al Tg Sport di Rai 2 – a ogni forma di discriminazione razziale e in tutti questi anni lo abbiamo dimostrato proponendo più volte alla Federcalcio e alla Lega iniziative per combattere la cultura del razzismo. Stiamo cercando di capire cosa sia successo lunedì sera a Milano. Abbiamo delle immagini che testimoniano come non ci sia stato nessun coro razzista».

Di iniziative la Roma ne ha collezionate tante, e tutte nella stessa direzione, quella della lotta al razzismo. A Trigoria hanno compiuto un percorso preciso, netto, forte, che ha persino rischiato di portarla allo scontro con parte della sua tifoseria. Un esempio (uno, ma ce ne sono parecchi, ci sono tante maglie indossate contro il razzismo) è il comunicato del 21 maggio, dopo i cori di Roma-Napoli contro i napoletani. «Quello che è accaduto domenica scorsa – questo scrisse il club in una nota – è terribile e inaccettabile. La AS Roma non considera i responsabili di tali fatti come suoi tifosi. Le azioni di questo gruppo ristretto sono detestabili e danneggiano la nostra società e i nostri fedeli tifosi che rispettano le leggi. Non abbiamo ancora ricevuto un rapporto dettagliato dalla Lega o dalla Federazione, ma continueremo a lavorare con loro e con le forze dell’ordine per garantire che venga fatto tutto il possibile per identificare e bandire i responsabili dagli stadi di calcio». Vi sembrano frasi di circostanza? Vi paiono le parole di una società connivente con le proprie curve? La Roma non è connivente, è semplicemente giusta, è onesta, ha analizzato ogni elemento, ha capito subito che non era accaduto nulla e proteggerà la tifoseria giallorossa da ogni attacco. E questa non è connivenza. Questo è amore. Amore per la verità, innanzitutto.

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