(V.Meta) – La parte dell’ex col dente avvelenato non fa per lui, anche perché di solito sono gli altri quelli avvelenati con lui, da Delio Rossi in giù. Adem Ljajic aspetta la Fiorentina senza rancore, piuttosto con la speranza di poterla giocare davvero, la sua prima da ex contro i viola. A Bergamo era dato titolare e invece Garcia l’ha fatto partire dalla panchina, eppure chi temeva un suo ingresso in campo demotivato dalla delusione per essersi visto preferire Marquinho è stato smentito in positivo.
Impalpabile fino alla riscossa collettiva dell’ultimo quarto d’ora, Adem ha chiuso con l’assist per Strootman che ha permesso ai giallorossi di mantenere l’imbattibilità. Il problema adesso è passare da non perdere a vincere e la prima candidata utile per interrompere la serie di pareggi sarà la Fiorentina, attesa domenica all’Olimpico nell’anticipo delle 12.30. Altro che giornata da dedicare all’albero di Natale, quello contro i viola rischia già di essere uno snodo decisivo del campionato della Roma, chiamata a riprendersi i tre punti dopo oltre un mese di digiuno da vittorie. Più che un’inversione, servirà una correzione di rotta, innanzitutto sul piano della qualità. In questo senso Ljajic potrebbe diventare quello che Rudi Garcia ha sempre detto di vedere in lui: un’arma in più. In effetti, le prime apparizioni del serbo avevano dato ragione al tecnico: tre gol di seguito all’Olimpico contro Verona,
Lazio e Bologna, tutti subentrando a partita in corso. Applausi, sorrisi, i nuovi tifosi conquistati e il pensiero che forse alla fine non fosse stata poi una gran perdita l’aver dovuto rinunciare al trasferimento al Milan, vista l’aria che tira da quelle parti. Poi una fastidiosa lombalgia e la panchina nella notte stellare con l’Inter, Adem non ci resta benissimo ma con una squadra così passa tutto in secondo piano. «Ljajic è un ragazzo di talento e le sue qualità sono sotto gli occhi di tutti – spiegava Garcia qualche giorno dopo -, però deve ancora crescere. Deve diventare più forte, più rapido, più potente».
Niente a che vedere con Mihajlovic, che per pungolarlo gli rimproverava gli eccessi di Nutella e playstation: il rapporto con il tecnico francese è improntato alla schiettezza, anche perché fin dal suo arrivo a Roma sul finire della sessione di mercato, Ljajic sapeva bene di non avere un posto da titolare assicurato. A Firenze ha lasciato un po’ di amici (ma non il migliore, Jovetic, partito per Manchester un mese prima di lui) e una squadra che viaggia a ritmi Champions, trascinata da un Giuseppe Rossi per cui qualcuno già pensa a una statua in piazza della Signoria. Vincenzo Montella resta l’allenatore che ha saputo trarre il meglio da lui, dieci gol e cinque assist nel solo girone di ritorno e se non è bastato per portare la Fiorentina in Champions non è certo colpa sua. Eppure lui e Firenze non si sono mai davvero amati fino in fondo: i tifosi gli rimproveravano il rendimento a corrente alternata e qualche bizza caratteriale.
«Ma io non sono cattivo come mi descrivono», ci ha tenuto a precisare Ljajic appena arrivato a Roma. Montella lo avrebbe anche trattenuto, ma già all’inizio dell’estate aveva preso atto che la volontà di Adem era un’altra: «Questa storia deve finire – era sbottato il tecnico in una conferenza stampa prima dei preliminari di Europa League -. Se Ljajic non ha voglia di stare qui, che vada pure via». Detto fatto, il passaggio lampo alla Roma si materializza in poco più di quarantotto ore, con buona pace del Milan e di Allegri. Tre mesi dopo, con la Fiorentina alle porte e una vittoria inseguita da troppo tempo, per Adem è il momento di fare un passo più in là.