(M. Izzi) – Se il campionato di calcio fosse Il palio di Siena, la Juventus sarebbe una delle “rivali” di certissima elezione della Lupa giallorossa, forse, per certi versi, ancor più della stessa Lazio. Lo scontro con i bianconeri, che intendiamo ripercorrere a partire da oggi in tre puntate, comincia addirittura prima della fondazione dell’AS Roma, il 3 giugno 1926. Alle ore 16:00 di quella storica giornata Italo Foschi regalò al pubblico di quello che sarebbe diventato lo stadio Flaminio, un’amichevole tra la Juventus di Combi, Allemandi e Rosetta e una Selezione Romana che raccoglieva i migliori elementi dell’Alba, della Fortitudo e della Pro Roma (c’era anche, ad onor del vero, un tesserato della Lazio, tale Rosso). Era sostanzialmente una prova generale di quella che poco più di un anno più tardi sarebbe stata l’AS Roma.
Foschi convocò i selezionati, con i vari Ferraris IV, Corbyons, Rovida, Degni, Mattei, Zamporlini, Scocco e Rapetti in bella evidenza, a Via di San Basilio 51, dove era situata la sede dell’Ispettorato Sportivo dell’ Urbe. Lì, il futuro fondatore della Roma assieme al selezionatore Alberto Cinti, arringò i giovani calciatori spiegando loro quale grande significato rivestisse quella sfida contro i bianconeri. Non sappiamo se tali parole furono efficaci, quello che è certo è che poderosamente efficaci dovettero risultare i 15.000 spettatori che affollarono lo stadio il giorno del fatidico incontro. La trionfale vittoria per 2-1 (con reti di Rosetta, Canestrelli e Rosso) scatenò il visibilio del pubblico capitolino che vide materializzarsi, di colpo, la possibilità, grazie ad una grande fusione, di competere, vincendo, contro i grandi squadroni del Nord. Solo tre giorni dopo questa grande vittoria contro la Juventus Italo Foschi annunciò la fusione tra Fortitudo e Pro Roma… Un anno e un giorno più tardi, il 7 giugno 1927, sarebbe stata la volta della nascita della Roma. Lo scontro con la Juventus, dicevamo, quello destinato a segnare un’intera epoca del calcio italiano è naturalmente stato disputato il 15 marzo 1931. A vegliare sui pali della Vecchia Signora c’è naturalmente, più saldo che mai, ancora Combi, il portierone destinato, tre anni più tardi, a guidare l’Italia alla conquista del suo primo titolo mondiale.
Quello del 15 marzo 1931 è il primo Roma–Juventus con il sapore di scudetto. La Roma era reduce da un brutto scivolone contro il Napoli e probabilmente i piemontesi arrivarono nella capitale convinti di dover espletare una semplice formalità. Errore gravissimo, e per di più evitabile. Il 12 marzo, per dirla tutta, uno dei maggiori quotidiani sportivi d’Italia, Il Littoriale, aveva scritto nella sua rubrica Periscopio: «La Roma crolla? Bel furbone chi lo crede. Domenica sera le centinaia di soci che sono andati a ricevere i reduci della battaglia partenopea, con Sacerdoti in testa, si sono recati tutti a Via Monterone (dov’era la sede della Roma N.d.A.), dove s’è brindato a lungo alle fortune della Roma (…). Il campionato è cominciato domenica, Attenzione! A chi tocca non s’ingrugni!». Più avvertiti di così si muore. Si avvicina così il 15 marzo, i giornali gongolano, a Campo Testaccio scende il leader della classifica contro il “runner up”, vale a dire la Roma. Proprio il 14 marzo 1931, Il Littoriale scriveva: «Cinque mesi che la Roma s’è messa alle calcagna della Juventus. Domani le due squadre saranno di fronte». Sembra il coming soon di un duello da film western. Le formazioni annunciate riportano il nome di Mario Bossi tra i titolari giallorossi a posto del “faciolaro” Mario De Micheli. Qualche anno or sono ebbi il privilegio d’incontrare e intervistare Mario Bossi che osservò che aver effettivamente giocato quella partita avrebbe cambiato la sua vita. Ed è senz’altro vero perché lo avrebbe fatto entrare doppiamente nella storia come atleta fondatore della Roma (era nella rosa della stagione 1927/28) e come vessillifero di una delle più travolgenti vittorie della nostra storia: Roma–Juventus 5-0. Certe vittorie (e quel Roma–Juventus è una di quelle), sono sempre lì ad indicare qual è il giusto sentiero, quale deve essere il traguardo del rendimento di questa squadra.
Il 16 marzo 1931, con una sobrietà degna di quegli anni, Il Littoriale registrava il trionfo giallorosso con questo titolo urlato in prima pagina:«La Roma conferma la sua classe battendo per 5 goals a zero la sua grande avversaria Juventus». Sarebbe bello bissare quel risultato solo per rivedere una prima pagina così deliziosamente retrò. Dopo le grandi battaglie della prima metà degli anni 30 sui destini dello scontro sportivo della Roma con la Juventus piomba una pesante cappa bianconera. Ci sono, è chiaro, delle luminose eccezioni, come nella stagione di grazia 1942, quella del primo titolo di Campione d’Italia della Lupa. Il 9 novembre 1941, 3^ giornata di campionato, Masetti e compagni liquidano i bianconeri per 2-0, ma come scrive il grande Pietro Garinei sulla Gazzetta dello Sport:«Non è la prima volta che la Juventus perde a Roma, ma la partita di oggi trova la sua sorella gemella soltanto in quella lontana ma vicina nei ricordi giallorossi che terminò con quel 5- 0, risultato d’oro della carriera della Roma. (…) Dunque la Roma avrebbe potuto vincere persino con quattro reti di scarto ma vi diamo per certo solamente questo, che essa ha giocato una gara maestra».
Purtroppo quella Roma, grande, grandissima, dura appena il tempo del trionfo. La guerra e alcune scelte sbagliate mandano in mille pezzi il giocattolo e per ironia della sorte, Brunella, Coscia e il giovane Piccinini (nel 1942 in forza al settore giovanile della Lupa) finiranno per periodi più o meno lunghi a vestire la maglia bianconera. Finiscono anche gli anni 40 e negli anni 50 si afferma lo strapotere juventino. Arriva il boom economico e i favolosi anni 60 che di favoloso a dire il vero, nel calcio, hanno poco e niente. Sono gli anni in cui Giacomo Losi deve rivolgersi agli arbitri dandogli del “lei”, mentre Giampiero Boniperti usa tranquillamente il più cameratesco “tu”.