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IL TEMPO I bimbi portafortuna: “Mattia segni tu”

Destro

(E.Menghi) Mentre i genitori discutono sul perché la Roma non è riuscita a vincere le ultime quattro partite, dando la colpa per lo più agli sfortunati infortuni capitati a Totti e Gervinho, ecco che nel settore famiglie fa capolino Destro. L’infermeria l’ha lasciata da poco e ancora non sa che lo aspetta l’esordio stagionale con tanto di gol decisivo. I bambini gli corrono incontro per farsi fare l’autografo e magari anche una foto, le mamme ce li accompagnano volentieri e con il telefonino immortalano il momento, orgogliose.

Sono le 11.30 di domenica mattina, all’entrata si sente odore di hamburger e patatine, e lo spicchio che la Roma riserva dal 2011 alle famiglie è già quasi pieno, perché nessuno si vuole perdere l’arrivo del giocatore di turno. Per la prima volta è toccato a chi in campo poteva andarci e ci è andato, e non al solito infortunato o squalificato. Un fatto strano, che ha portato fortuna. «Mattia sei fortissimo, segni oggi?», è Federico, 6 anni, a chiederlo a Destro, che non risponde a voce ma sul campo. Lui era felice di andarsi a prendere l’abbraccio dei tifosi più piccoli, che appena l’hanno visto si sono precipitati dai genitori per farsi dare una penna e poi giù di corsa, a valanga, verso Mattia. «Papà, è tornato il mio preferito», è Gaia a tirare la giacca al padre e ad indicare l’attaccante. Lo sa anche lei che arriva da un momento complicato, lo sanno tutti. Destro saluta, deve andare a scaldarsi con i compagni e poi accomodarsi in panchina, di nuovo.

Ma stavolta esordisce, stavolta ha l’opportunità di mettersi alle spalle un lungo incubo: al minuto 57 entra al posto di Florenzi e si prende i primi applausi, 10 minuti più tardi segna il 2-1, come gli aveva chiesto Federico. E la favola comincia. Il settore famiglie è tutto in piedi, la standing ovation se la merita tutta. I più piccoli salgono sulle spalle dei genitori, per sventolare la bandierina e alzare il pugno al cielo più in alto degli altri. Poi arriva il bacio del papà e si rimettono seduti. Si ricomincia a tifare, con il gelato preso all’intervallo che si sta squagliando sotto il sole accecante. All’89’ Destro deve uscire perché Garcia ha bisogno di Bradley in campo dopo l’espulsione di Pjanic: tutti in piedi di nuovo a festeggiare Mattia. Dalla Curva Nord accanto partono cori non proprio da Galateo nei confronti dei tifosi della Fiorentina, ma i Distinti non li seguono, eccezion fatta per il più pulito «Alè, forza Roma alè» che parte dalla Sud e coinvolge l’intero stadio. Qualche parolaccia ogni tanto scappa ed è spuntato anche un paio di corna nei confronti dell’arbitro, perché il settore famiglie non è certo l’oratorio, ma prevalgono i «che lo possino» e i «mannaggia la miseriaccia», tipici del vocabolario dei genitori alla presenza dei figli piccoli.

«Quello che è successo allo Juventus Stadium è colpa dei grandi, non dei bambini», è il pensiero del papà di Gaia, all’esordio da tifosa ma con l’abbonamento già prenotato anche per il nonno. Perché nel settore famiglie si vedono capelli bianchi in mezzo ai volti angelici dei nipotini, che con il caldo dell’ora di pranzo sfilano i cappotti premurosamente chiusi dai genitori e sfoggiano le maglie giallorosse. Così è più bello. Peccato che della partita si veda poco o niente: «La prospettiva è pessima, è bello perché si sta insieme, ma l’Olimpico è buono solo per l’atletica. E il nuovo stadio non lo faranno mai», dice sconsolato il padre di Ginevra. Fabio la pensa come lui: «Io qui ci sono nato, so come vanno queste cose». «Qui è meglio che in curva», confida invece Angelica alla mamma.

Al piccolo Enrico non importa, lui ha visto quanto bastava per renderlo felice: «Sono venuto 4 volte l’anno scorso e 2 quest’anno. In classe mia – racconta – siamo in 30 e in 15 tifiamo Roma». Però si è perso l’autografo di Destro: «Lui e Totti sono i miei idoli, ma anche Strootman, De Rossi, Benatiaà». Li elenca quasi tutti, magari la prossima volta sarà lui a portare fortuna all’amico di Romolo di turno.

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