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IL TEMPO Prandelli: “Così perdiamo le coppe”

Cesare Prandelli

(S. Pieretti) – I sogni non hanno età. Cesare Prandelli alza il calice per brindare alle prossime festività natalizie. Il ct azzurro è combattuto, tra il rammarico per l’eliminazione dalla Championsdi Juventus Napoli e l’euforia per un Mondiale tutto da vivere. E poi i timori per i continui episodi di violenza che continuano a caratterizzare il calcio italiano, e il depauperamento tecnico dei settori giovanili che vedono la costante crescita di tesserati stranieri, calciatori non utilizzabili in nazionale. «Quando si sogna si torna tutti un po’ bambini – afferma il ct nella sede della Federcalcio – personalmente sogno un Mondiale con l’Italia protagonista. A volte funziona».

Speranze e timori, quelli di un calcio italiano sempre meno protagonista.«Sono amareggiato per l’eliminazione di Napoli e Juve, sinceramente meritavano miglior sorte. Avrei preferito che si fossero qualificate tutte, le partite importanti ti danno autostima, di conseguenza anche la nazionale ne avrebbe beneficiato. Il Milan ha giocato da squadra, ha saputo soffrire. Balotelli ha percepito l’importanza del momento, si è assunto ulteriori responsabilità».

Un movimento calcistico sempre meno forte a livello tecnico, ancor meno a livello politico. Il sorteggio mondiale e la vicenda di Istanbul ne sono le prove lampanti. «Non credo nella forza politica delle federazioni – sottolinea il ct – credo nella forza tecnica, dobbiamo diventare ancor più forti sul campo. Vorrei sensibilizzare i presidenti dei club per la crescita dei nostri settori giovanili. Ci sono delle regole internazionali da rispettare, ma è necessario un cambiamento di rotta per far crescere i nostri calciatori. Altrimenti il rischio è quello di fare la fine della nazionale inglese». Prandelli allontana i complotti, i timori sono altri. «I fatti violenti continuano a caratterizzare il calcio italiano e non vorrei che fra qualche anno l’Uefa e la Fifa possano estrometterci dalle competizioni europee».Timori e speranze. E un sogno chiamato Brasile.

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