(A.Austini) – Uno stadio moderno pronto per una finale di Champions, da tenere aperto tutta la settimana per ospitare anche concerti ed eventi culturali, con una capienza base da 52mila posti espandibile a 60 mila.Dentro una curva tutta unita a strapiombo modello Borussia Dortmund, ristoranti, negozi, il museo, un corridoio riservato alle vecchie glorie della Hall of Fame. Fuori nessuna speculazione edilizia, ma strutture commerciali annesse all’impianto (un Nike Store ad esempio), i campi d’allenamento, parcheggi, strade comode per raggiungerlo e una stazione ferroviaria rimodernata. Ecco lo stadio dei sogni che la Roma ha presentato ieri al sindaco, in attesa del lancio ufficiale del progetto al momento programmato per gennaio.
L’obiettivo è costruirlo a Tor di Valle per il 2016-17 ma si viaggia già in ritardo di sei mesi nella tabella di marcia. «È solo un punto di partenza» sottolinea Ignazio Marino, dopo aver ricevuto in mattinata l’ampia delegazione giallorossa nella Sala delle Bandiere al Campidoglio. È stato Pallotta in persona a spiegare – in inglese – le 40 slide mostrate durante l’incontro durato un’ora abbondante. Al fianco del presidente Pannes e Barror di Raptor, l’architetto Dan Meis e due collaboratori che hanno posato al centro del tavolo il mockup (il modello in plastica) dell’impianto, il costruttore Parnasi e i suoi uomini, i dirigenti romanisti Zanzi e Baldissoni e il responsabile dell’archivio D’Urbano. Dall’altra parte la squadra del sindaco, composta, fra gli altri, dagli assessori Pancalli, Caudo e il caposegreteria Foschi.
Telefoni spenti, invito alla riservatezza e l’intento comune di arrivare a dama il prima possibile. Durante la presentazione sono intervenuti anche Meis e Pannes, quest’ultimo ormai da mesi il vero «capo» del progetto che viene portato avanti a Boston e non più a Trigoria: a breve verrà costituita una Newco ad hoc, intanto la comunicazione è stata affidata a una società del settore americana. L’ad uscente Fenucci, una volta responsabile dello stadio, ieri era assente. Sembra che la Roma americana abbia colto nel segno in questo primo approccio con la giunta di Marino, ma c’è la consapevolezza del lungo iter burocratico da superare. E che dovrà passare anche per la Regione, qualora fosse necessaria una variante al piano regolatore. Ma finora Zingaretti & Co. non sono stati coinvolti. Intanto Marino è rimasto «colpito dall’entusiasmo della Roma e dalle caratteristiche del nuovo stadio. È avveniristico, straordinariamente organizzato come accessi e come disegno architettonico. È certamente l’impianto più avanzato che possa essere immaginato nel nostro continente – dice il sindaco – e non ho nulla in contrario. Ora ho dato incarico ai due assessori di effettuare una rigorosa valutazione sulla realizzabilità dell’opera che può rappresentare un’occasione per la città».
Pallotta ci crede. «Siamo sulla strada giusta e siamo tutti ottimisti, è un progetto eccitante ma c’è ancora tanto lavoro da fare» riconosce il presidente, che ha regalato al sindaco una maglietta di Totti e un gagliardetto e in cambio ha avuto in dono una medaglia commemorativa. A Tor di Valle bisogna intervenire anche sulla infrastrutture ma i soldi chi li mette? «È un progetto privato – ricorda Parnasi – lo stadio si deve costruire ma non so quando sarà posata la prima pietra». Prossimo step l’incontro con l’assessore Caudo per la valutazione complessiva del progetto. A gennaio, forse, i tifosi si faranno un’idea sulla loro nuova «casa» dopo le bozze mostrate da Il Tempo . Il sogno di Viola, Sensi e ora degli americani può diventare realtà. Ma quando?