Mauri alza la testa, interrompe il silenzio e attacca, come avevano fatto i suoi legali 48 ore prima, la procura di Cremona. «Mi ha dipinto come Al Capone, come un gangster. E ogni volta che c’è un appuntamento importante per me davanti alla giustizia sportiva esce una notizia dalla procura di Cremona. Una volta può essere un caso, due non so».
Uno sfogo rabbioso, a Sky, quello del capitano della Lazio, che sta scontando una squalifica di 9 mesi per omessa denuncia: «Non ce la faccio più, vergognoso il fango che mi è stato buttato addosso. Ho passato 5 mesi senza giocare e non c’è ancora una prova contro di me. Non so se esistono precedenti in cui un pm fa interviste a indagine aperta su uno degli indagati. Spero solo finisca in fretta l’incidente probatorio, perché non ho nulla da nascondere ».
Il principale indagato dell’ultima retata, Bazzani avrebbe raccontato di essere stato al ristorante con lui, aggiungendo elementi inquietanti: «Ma io non lo conosco – giura Mauri – e i miei avvocati hanno verificato che non ha mai detto che abbiamo parlato di scommesse». Circostanza su cui però esistono versioni contrastanti. Qualche rimorso in ogni caso lo nutre: «Tornando indietro non riprenderei la scheda coperta, e non rifarei altre cose. Ma non so come sono finito in questa storia, non ho mai scommesso sul calcio, solo su basket e tennis. Con Zamparini parlavamo solo di vacanze, lui con Ilievsky parlava dei fatti suoi». Quello che Mauri non spiega è come mai avesse quella scheda nascosta. Né perché di vacanze parlasse proprio da un numero intestato a Samanta Romano.