A caricare il Milan in questa domenica di vigilia, per la seconda volta in sei giorni, ci ha pensato Silvio Berlusconi, con le consuete parole d’ordine («Essere padroni del campo, del gioco, combattere lealmente e vincere convincendo») e consigliando a Balotelli di giocare più vicino alla porta.
Rovinare il primo monday night rossonero stagionale sarà invece la missione di Totti. «Preferirei che Francesco non giocasse», ha sorriso Massimiliano Allegri giurando di «non avere rimpianti» per il mancato trasferimento estivo alla Roma, la squadra che domani al Meazza aiuterà a capire se il vero Milan è quello zoppicante del campionato o quello che ha un posto fra le top 16 di Champions League. «Ho trovato tutti bene, motivati», ha spiegato a Milan Channel Berlusconi, che ha portato con sè il barboncino bianco Dudù a Milanello, dove in quasi tre ore ha salutato la squadra, pranzato con Allegri e Galliani, e incontrato individualmente alcuni giocatori fra cui Abbiati e Balotelli. «La qualificazione in Champions ha inciso positivamente sul morale – ha raccontato l’ex premier -. A Balotelli ho detto: secondo te quando si va in campo, si va per vincere o per perdere? E lui ha risposto: per vincere. E per vincere bisogna fare gol o no? Bisogna fare gol. E per fare gol bisogna tirare in porta oppure no? Bisogna tirare in porta. E per tirare in porta devi stare a centrocampo o vicino all’area di rigore? Vicino all’area di rigore. E allora perchè vai sempre a centrocampo? Ha capito…».
Berlusconi ha poi commentato con dispiacere il fatto che il Milan è l’ultima italiana superstite in Champions. «Purtroppo, perchè sarebbe stato interessante anche potere magari incontrarsi con gli altri club. Poi – ha aggiunto – c’è sempre il fatto che fa piacere che l’Italia si affermi come una presenza forte anche nel calcio. Peccato. Cercheremo di fare la nostra parte e di non far fare brutta figura a tutta l’Italia». Una responsabilità in più per Allegri che ha ritrovato una certa serenità, dopo settimane sulla graticola. «Mi hanno fatto piacere i complimenti di Lippi, gli pagherò una cena – ha detto il livornese -. L’allenatore è legato ai risultati ma sono sempre stato convinto delle mie qualità. In tre anni e mezzo qualche risultato l’abbiamo fatto. Poi ci sono momenti più e meno belli». E bisogna sempre tenere i piedi per terra. «Ciascuna squadra ha un valore preciso, che è lo stesso da settembre a luglio – è il ragionamento diAllegri – Può attraversare momenti in cui gioca peggio, più sfortunata, ma se una squadra è da 6 non si può pensare che valga 8. Bisogna dare un valore alla squadra e in base a quello crearsi delle aspettative». Milane Roma hanno sorpreso in senso opposto, e pensare che fra maggio e giugno la storia avrebbe potuto prendere una piega ben diversa.
Oltre alla Roma, «in quel momento c’erano anche altre squadre che mi avevano avvicinato, sembrava che fossi sul punto di lasciare il Milan. Così non è stato e non ho rimpianti – ha assicurato Allegri -: sono contento di essere rimasto al Milan e spero di finire il lavoro nel migliore dei modi». Intanto, per rifilare alla Roma la sua prima sconfitta in campionato «serve una grande partita». La arbitra Rocchi, come nell’ultimo Milan-Roma del 12 gennaio, sospeso per cori razzisti.
Fonte: Ansa