(A.Vocalelli) – La Roma ha meritatamente battuto la Fiorentina, che ha aspettato ogni volta lo schiaffo giallorosso per provare a far vedere qualche sprazzo di gioco. Poco, troppo poco, contro una squadra – quella giallorossa – che invece ci ha provato sempre, malgrado l’assenza di Totti, in panchina ad incitare i compagni. Così la Roma è adesso, al momento, l’unica, vera, alternativa alla Juve, che resta a tre punti. Lo stop del Napoli ha infatti prodotto un solco tra le prime due in classifica, che sembrano prepararsi allo scontro diretto che bagnerà il nuovo anno.
Certo è, dopo quattro pareggi, la Roma ha dimostrato di essere viva, atleticamente ancora brillante, con la possibilità di attingere a potenzialità finora inespresse. Già, perché ormai da tempo è costretta a giocare senza Totti, senza il suo capitano, che tanto rappresenta in termini di classe, fantasia e personalità. Ma si è capito, o meglio l’avranno finalmente capito tutti, quanto può essere importante per il prosieguo della stagione il pieno recupero di Mattia Destro.
Chi può contare su un ‘acquisto’ del genere? Chi può pensare di aggiungere un cannoniere così al proprio attacco? Quanto sia essenziale poter contare su uno così, si è totalmente compreso nei pochi minuti in cui Garcia lo ha potuto mandare in campo. Altre volte il pallone aveva ballato pericolosamente nell’area viola, ma nessuno – a parte Maicon proprio in avvio- era riuscito a sfruttare l’attimo giusto. A Destro, dopo un’attesa interminabile, sono bastati pochi attimi di studio, per riassaggiare il brivido lungo della partita, per bruciare sul tempo gli avversari e mettere dentro il pallone del 2-1. Una gioia pazzesca, legittima, che l’attaccante giallorosso ha celebrato con una corsa sfrenata verso la panchina. Per abbracciare tutti, dai compagni ai componenti dello staff, sventolando la maglia come una bandiera. La bandiera della sua rinascita. Da regolamento, perché questo è il regolamento, l’arbitro Orsato ha provveduto ad agitare il cartellino giallo sotto i suoi occhi. Un’ammonizione che solo un regolamento inapplicabile, quello del buon senso, avrebbe potuto evitare.
Chissà se -in quel caso – i vertici arbitrali se la sarebbero sentita poi loro ad applicare alla lettera il regolamento, censurando Orsato. Sarebbe stato curioso capirlo.