(A.Schianchi) Spalanchiamo gli occhi di ammirazione, di fronte alle sgommate di Gervinho, per un motivo molto semplice: non ci siamo più abituati. Nel calcio moderno, tutto titic-titoc, tattica e diagonali, quando mai ci capita di assistere allo spettacolo di un giocatore che prende il pallone a centrocampo, punta l’avversario e lo dribbla, ne punta un altro e idem come sopra, e poi piazza un cross al bacio in mezzo all’area? Quelle di Gervinho sono azioni all’antica, vengono da lontano come le idee che le ispirano: tornano in mente le volate delle ali (destre o sinistre che siano) degli anni Cinquanta o Sessanta (o anche Settanta), quando gente come Bruno Mora o Kurt Hamrin (per non citare l’inarrivabile Garrincha) prendeva d’infilata i difensori nemici, li attirava nella tana e «scaricava» il pallone al compagno di turno che ringraziava. Ecco, l’azione del primo gol della Roma (volata di Gervinho, retroguardia del Verona che cerca di fermarlo ma non ci riesce, cross per Ljajic che, con poca opposizione, trasforma in rete) è lo specchio di un calcio che accende la passione e i sogni: non c’è nulla di più emozionante di un duello, di uno-contro-uno, di una sfida all’ultimo respiro. E anche nell’azione del 2-1 Gervinho dà un saggio della sue qualità: finta di andare a sinistra, sbilancia il diretto avversario, si accentra, supera tre difensori del Verona e spara in porta. Per contenerlo ci vorrebbe la camicia di forza.
MANI NEI CAPELLI Dentro la partita Gervinho mette energie fisiche (è devastante quando accelera e si porta dietro tutta la squadra), qualità tecniche (non fai quei gol e quei numeri se non hai i piedi buoni) e fantasia. Contro il Verona tocca 44 volte il pallone ed effettua 25 passaggi: da notare che ne sbaglia soltanto 2, e la precisione per un attaccante è dote fondamentale. Inoltre va sottolineato il contributo alla manovra: 1 cross, 2 sponde e 2 occasioni create. Ogni volta che entra in azione gli avversari si mettono le mani nei capelli: se scatta, non lo prendi; se si ferma e temporeggia, non riesci a rubargli il pallone. Gervinho tenta 6 volte il dribbling, segno che non ha paura di sfidare il nemico e se ne assume la responsabilità (con il rischio di fare brutta figura…): 2 gli riescono e 4 no. Ma quando perde il controllo della sfera è subito pronto a rincorrere quelli del Verona per tornarne in possesso: lo testimoniano i 4 recuperi effettuati (tanti per un attaccante).
AZIONI RAPIDE Se la Roma punta su lanci (50) e verticalizzazioni (176) il motivo sta nella presenza di Gervinho: l’ivoriano dà sempre profondità alla manovra scattando negli spazi e attaccando la retroguardia del Verona alle spalle. I giallorossi lo sfruttano alla perfezione: il 56 per cento delle azioni si sviluppa proprio sulle fasce laterali dove Gervinho agisce. Per lui i problemi arrivano quando la manovra rallenta e non si trovano corridoi per infilarcisi dentro. Per questo motivo Garcia pretende che il ritmo sia sempre alto e il pallone giri velocemente. L’ordine, in fase di ribaltamento dell’azione, è semplice: palla a Gervinho, ci pensa lui.E contro il Verona ci ha pensato davvero…