(A. Pugliese) – Le scintille iniziali sono degli Anni 30, quando la Juve violò per la prima volta lo stadio Testaccio e la Roma restituì il dispiacere (nel ‘31) con un clamoroso 5-0 che divenne anche un film, «Cinque a zero», per celebrare la prima volta di una squadra del centro-sud nella lotta per lo scudetto. Ma la rivalità storica nasce molto più tardi, negli Anni 80, quando con Dino Viola la «Rometta» diventa Roma, cominciando a contendere alla Juventus blasone e scudetti.
DA TURONE AL CAFFE’ Il 10 maggio dell’81 sancisce la rivalità Juve-Roma, con il gol (annullato) di Turone che nega lo scudetto ai giallorossi e lo consegna ai bianconeri. È l’inizio della «battaglia» tra Viola e Boniperti, fatta di tante stilettate, ma anche di grande classe. Nell’86 la Roma di Eriksson rimonta alla Juve 8 punti, ma si suicida in casa con il Lecce ed a godere sono i bianconeri. Le scintille riprendono a metà degli Anni 90, con la famosa rimessa laterale di Aldair ed il rigore negato a Gautieri a Torino. È l’era Zeman e la rivalità tocca il picco, con le accuse di doping del boemo alla Juventus di Moggi (che con Sensi litigò per lo «scippo» di Paulo Sosa e Ferrara).
Nel 2001 altro episodio chiave: la Roma pareggia a Torino (2-2) grazie a Nakata, che può giocare per la norma sugli extracomunitari cambiata in extremis. A lamentarsi stavolta è la Juve, che nel 2004 si affida a Fabio Capello. «Non allenerò mai i bianconeri», aveva detto il tecnico in giallorosso. Nell’estate dello stesso anno arriva anche il famoso caffè in Campidoglio tra Veltroni, Rosella Sensi e Giraudo. Fu firmata la pace, con l’allora sindaco di Roma che facilitò lo sbarco di Emerson in bianconero. Franco Sensi, ovviamente, non gradì (ma era già malato), il d.s. Franco Baldini si sarebbe dimesso da lì a poco. La rivalità storica finì così, per logiche di potere e pura cassa (leggi diritti televisivi).