(M. Cecchini) Gli antichi ammonivano come nei numeri fosse possibile leggere tutta la storia del mondo. Più modestamente, tra quelli prodotti da un campionato incline alla mediocrità, ieri si sono messi a brillare il 24 (giallorosso) e il 25 (neroverde), che raccontano due favole con finali ancora aperti e passaporto con visto brasiliano in valigia. I protagonisti sono Alessandro Florenzi e Domenico Berardi, che hanno celebrato una domenica diciamo così in rovesciata. Il romanista, 22 anni, con la sua acrobazia da copertina ha ancora una volta messo tutti in fila. I suo compagni attaccanti: Totti, Destro, Ljajic, Borriello, Gervinho. E anche tanta nobiltà diversa, abituata a pascolare in aree altrui: Vucinic, Di Natale, Gabbiadini, Icardi, Insigne e un’infinita di altri. Alessandro è un podista di gran qualità, ma grazie alle sue 5 reti si è lasciato alle spalle tanti attaccanti da vetrina, diventando capocannoniere (in condominio con Benatia) di una Roma da record.
Il cosentino (di Cariati), 19 anni, poche ore più tardi ha deciso di alzare la posta: in rovesciata non è andato solo lui ma si è portato dietro tutto il Sassuolo, che ha schienato il Milan passando da un malinconico 0 2 ad un incredibile 4 2. Visto che parliamo di fiabe, pare persino superfluo aggiungere che le 4 reti le ha segnate tutte lui, un attaccante con stimmate da predestinato e un futuro già scritto nell’orbita juventina. Non a caso, con 11 centri, ha già appaiato un pirata del gol come Tevez. Apparentemente, Florenzi e Berardi appaiono lontani. Giocatore caratterialmente ideale il romanista: sorridente, disponibile al sacrificio, pronto a tornare dietro le quinte quando serve. Assai più ombroso il neroverde che oltre al talento nella sua rapidissima ascesa ha già messo in mostra anche un carattere spigoloso, tanto da meritarsi l’anno scorso una lunga sospensione azzurra per aver rifiutato una convocazione dell’Under 19.
Ebbene, confidando in mago Prandelli che infatti li segue entrambi ad unirli potrebbe essere proprio la Nazionale. Non è un mistero che l’Italia abbia problemi in zona gol, intristita com’è dall’infortunio di Rossi, le ubbie di Balotelli, la sparizione di El Shaarawy, le panchine di Osvaldo e Giovinco, la scarsa concretezza di Insigne, la vetustà di Gilardino e Toni. Il c.t. in fondo è stato chiaro: «Oltre che di campioni, al Mondiale avremo bisogno di atleti». Tradotto: giovani che oltre al talento abbiano nelle gambe birra e voglia di rovesciare il mondo. Rovesciare. Se ci pensate bene, proprio la specialità in cui Florenzi e Berardi ieri hanno dimostrato di eccellere.