(R.Beccantini) La Juventus rovesciata di Antonio Conte è tutta in un numero: undici. Sono i gol realizzati da Carlos Tevez in diciassette partite. Già uno in più di quanti ne firmarono, a fine corsa, i cannonieri del doppio scudetto: Alessandro Matri nel 2012, Arturo Vidal e Mirko Vucinic nel 2013. La Roma rovesciata di Rudi Garcia nasce da un’altra cifra: sette. Sono le reti incassate. Sette, contro le 27 dell’ultimo Zeman, quando la squadra si stracciava in avanti lasciando alle spalle fori non sempre imperiali. Il calcio sbircia JuventusRoma e i cinque punti che le separano dandosi di gomito. Non stupisce tanto il primo posto della Signora, quanto il ritmo, forsennato. E, soprattutto, il ruolo di cacciatore che la Roma si è ritagliata, con pieno merito, in barba ai pronostici estivi (compreso il mio).
Il dato relativo a Tevez spiega la piccola grande rivoluzione che, sul piano tattico, ha coinvolto la Juventus. Non più il centrocampo nel cuore del villaggio, per dirla con il lessico di Garcia, ma l’attacco.L’argentino tallona Giuseppe Rossi a tre lunghezze. Un dicembre fa, il tiratore «aziendale» era Fabio Quagliarella, con sei gol. Lo stesso bottino di Francesco Totti, due reti in meno di Erik Lamela e Pablo Osvaldo. La Juventus dispone del miglior attacco, la Roma della miglior difesa. Conte ha mandato a segno undici giocatori: 11 Tevez, 7 Vidal, 5 Llorente e Pogba, 3 Pirlo, 2 Chiellini, 1 Bonucci, Giovinco, Peluso, Quagliarella e Vucinic (più 1 autorete). Garcia ha risposto con tredici elementi, tutti in gruppo: 4 Benatia, Florenzi, Gervinho e Strootman, 3 Destro, Ljajic, Pjanic e Totti, 1 Balzaretti, Borriello, Bradley, De Rossi e Maicon (più 2 autoreti). Sono dettagli che fissano differenze non solo formali. La Juventus arriva in porta con facilità. Non è la ruspa che, all’alba dell’era Conte, macinava gli avversari sino a sfinirli. Ogni tanto si appoggia alle corde, e da lì agita i suoi ganci, i suoi diretti. Prepara il rilancio di Andrea Pirlo proprio nel momento in cui i rivali hanno recuperato capitan Totti e Mattia Destro. La lavagna di Garcia è un frullato di normalità e relativismo. La squadra alterna periodi di aggressività a scorci di attesa ambigua, nella speranza che i dirimpettai si sporgano: la Fiorentina ci cascò, il Milan reagì. La partitissima si annuncia rovesciata non meno delle montagne russe che hanno agitato la mappa: dalle dieci vittorie consecutive della Roma alle nove della Juventus.
Nelle ultime sette gare, Garcia è passato da un impressionante saldo di 24 gol a 1 a una forbice, più umana, di 11 a 6. Non poco hanno influito gli infortuni di Totti e Gervinho, fionda e sasso del David francese. La Roma non ha coppe, la Juventus dovrà domare l’Europa League, con la lusinga della finale in casa, dopo aver tradito la Champions: in che modo, poi. Conte ha battuto Luis Enrique e Zdenek Zeman, ha perso con Aurelio Andreazzoli: Garcia sarà il quarto tecnico della Roma che affronta. Le soste natalizie sono trappole, l’ordalia non deciderà lo scudetto; nemmeno in caso di vittoria juventina.