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IL GIORNALE Lippi: “La Juve ha la torta venda pure le ciliegine. Ma la Roma diverte”

M. Lippi

(F.Ordine) Ha una spalla dolorante(fresco d’operazione),uno strepitoso entusiasmo di scorta e una gran voglia di fare.Marcello Lippi sembra reduce da un altro mondiale vinto e invece è solo felicemente concentrato sul calcio cinese e sulle due recenti iniziative (il sito personalizzato e una fondazione presieduta dalla moglie Simonetta) che lo rimetteranno al centro della scena, italiana e non.

I fondi,«da destinare a chi ha bisogno»,arriveranno dagli incassi di partite suggestive: la prima tra la nazionale di Lippi contro quella di Maradona,sede suggerita Napoli, in alternativa Dubai.«Come vedete il calcio italiano non mi manca»è la sua prima riflessione arrivando negli uffici milanesi della società guidata dal figlio Davide. Non gli manca ma ne è perfettamente in formato,«perché la maggiore tv cinese mi porta in casa le partite della serie A». È solo la rincorsa per affrontare un viaggio lungo qualche ora, davanti a telecamere e taccuini, capace di offire uno spaccato di calcio cinese («noi siamo la Juve della Cina, e per dispetto ci negano l’acqua calda negli altri stadi»), raccontare inediti episodi del passato(«il ritorno in Nazionale nel 2008 il mio grande errore,lo feci perché svanì il contatto con un grande club italiano(Milan,ndr)») e firmare giudizi destinati a far discutere.

Come è sempre capitato a Lippi da toscano schietto e che ha una frase di Mandela sulla scrivania:«I grandi uomini sono quelli che vincono ma che poi sono capaci di rialzarsi dopo le sconfitte: l’ho ripetuto anche ad Allegri» ricorda il Ct mondiale di Berlino quasi per ricongiungersi al dopo Prandelli.«Allegri ha i numeri,come ce l’hanno anche altri tecnici che stanno lavorando e benissimo all’estero, tipo Zaccheroni» è la sua benedizione. Non ha perso nessun tratto del Lippi che ammirammo e col quale facemmo baruffa a Dusseldorf nel 2006.«Quando mi incazzo in Cina non c’è bisogno dell’interprete: entro negli spogliatoi e tiro una bottiglia contro il muro. Ma non bisogna farlo sempre, altrimenti non serve più» spiega didascalico.

Per esempio non ha perso l’orgoglio del lavoro svolto tanto da ricevere l’elogio del ministro dello sport cinese. Per esempio non ha perso il contatto con la Juve di oggi che gli è rimasta nel cuore.«Anche quella dei miei tempi vendeva qualche ciliegina ma conservava la torta, così capiterà alla Juve di Conte, Antonio non mi da certo l’impressione di uno che voglia lasciare.Possono partire Pogba e Vidal ma la torta resterà. Ci vorranno 2-3 successi internazionali per recuperare sicurezza e autostima in Champions» la sua analisi. Senza vendere illusioni:«Ho incrociato di recente il Bayern di Guardiola,è la più forte squadra al mondo.Ci vorrà tempo per rivedere la Champions dalle nostre parti».

Senza trascurare l’altra bella realtà che si chiama Roma. «L’ho detto a Garcia: la sua squadra trasmette, quando gioca, sensazioni piacevoli». Avventurandosi in un pronostico per il mondiale vicino:«La Germania è la mia candidata numero uno». Elogiando Seedorf(«fa bene a non mercanteggiare con la classifica per trasmettere al Milan un messaggio positivo»),Moratti(«grande intelligenza nel farsi da parte») e Balotelli(«se fossi rimasto in azzurro, sarei ripartito da Mario,ho allenato giocatori bizzarri, so come trattarli»),difendendo Gattuso(«metto tutte e due le mani e anche i piedi sul fuoco per lui»).Non ha smesso di pensare al futuro(«allenerò la nazionale cinese»)e nemmeno di dare giudizi. Come il finale sui portieri:«C’è un fuoriclasse, Buffon, e alcuni buoni portieri, Marchetti,Consigli, Perin che mi ricorda Lido Vieri».

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