(M. Ferretti) E, dalle 15,26 di domenica 12 gennaio 2014, anche lui è entrato nella leggenda. “Ti ricordi che gol in rovesciata fece quella volta contro il Genoa?”. Sembra già di sentirlo, il tifoso della Roma, tra uno, dieci, cento anni. Sarà davvero impossibile dimenticare la “bicicletta” di Alessandro Florenzi sotto la Nord. Un piccolo, grande capolavoro. È stato un attimo: palla in area e in aria, spalle voltate alla porta difesa dall’amico Perin e, oplà, l’invenzione, la magia, la follia. Tutto e subito, senza pensarci mezza frazione di secondo in più. «E’ stato un gol frutto dell’istinto: ho valutato che la palla poteva andare in porta solo in quel modo e ci ho provato…», la sua candida confessione. «Lo porterò con me per tutta la carriera. E se ci riprovo un paio di volte, lo rifaccio. Perché in allenamento io e i miei compagni ci divertiamo spesso a fare acrobazie», se la ride. E ricorda che ai tempi di Crotone aveva segnato un gol quasi uguale a quello da leggenda giallorossa contro l’AlbinoLeffe.
CAPOCANNONIERE
Una prodezza per sistemarsi, in compagnia di Benatia (sì, Benatia!) sul gradino più alto dei cannonieri della Roma con 5 reti. «Non me l’aspettavo e se me lo avessero detto non ci avrei creduto, ma io mi alleno tutti i giorni per arrivare a questi livelli». Dopo un periodo così così trascorso soprattutto in panchina, Florenzi è tornato a brillare. «Ne ho parlato con Garcia: verso dicembre comincio a calare un po’ e devo migliorare parecchio sotto questo punto di vista. Ci stiamo lavorando». Poi, più a respiro collettivo. «La Roma sta facendo un grande campionato e i punti lo dimostrano. Se la Juventus dovesse chiudere a 104, noi le faremmo i complimenti. Ma noi crediamo di poter bissare il girone d’andata, finire a 88 e poi fare i conti… Non dimenticate che la Juve è stata programmata per vincere, noi no. È stato un grande segnale, comunque, fissare il premio scudetto dopo la sconfitta di Torino. Così come è stato importante acquistare uno come Nainggolan: visto come ha giocato? Pazzesco. Sembra che sta con noi non da cinque giorni ma da cinque anni».