(M.Ferretti) Lo strano caso di Mattia Destro. Detta così, sembra il titolo della sceneggiatura di un film d’inchiesta. Fatti, approfondimenti, testimonianze, prove. In realtà, è la sintesi della recente storia del centravanti della Roma, quattro gol in sei presenze di campionato, ma lontano assai dall’essere etichettato come uno dei titolari della squadra di Rudi Garcia. Il paradosso è che Mattia veniva considerato più importante per la Roma quando era fermo ai box per infortunio che oggi che sta bene e segna praticamente ogni volta che va in campo.
È lui il centravanti della Roma; è lui la punta ideale per il gioco di Rudi: ricordate? Mattia non giocava, combatteva con un ginocchio che non voleva decidersi a guarire e veniva quotidianamente rimpianto, anche se la squadra segnava, girava a meraviglia e vinceva. Poi, una volta tornato a disposizione, Destro non ha mai trovato lo spazio che, ricordando tutte le belle parole che avevano accompagnato la sua convalescenza, avrebbe dovuto trovare.
Esempio: la Roma ha giocato due volte contro la Juventus nel giro di due settimane abbondanti e Mattia non è stato mai titolare. E questo ha (ri)aperto il dibattito sulla sua titolarità, oggi e domani, all’interno della Roma.
PROVE DI CONVIVENZA Va subito detta una cosa: il club giallorosso crede profondamente nelle qualità del ragazzo di Ascoli. Se questo non fosse vero, il ds Walter Sabatini non avrebbe speso tutti quei soldi per portarlo a Trigoria saldando il conto con il Genoa nel periodo in cui Mattia era bloccato in infermeria. Una grossa dimostrazione di fiducia,insomma. Solo che la Roma di Garcia non prevede in maniera costante la figura del centravanti classico, quello che vive all’interno dell’area di rigore avversaria: Rudi ama giocare con un falso nueve e due attaccanti esterni che tagliano verso il centro.
Destro, per questo, è stato più volte sacrificato sull’altare del Tridente delle Meraviglie (Totti-Gervinho-Florenzi), trovando spazio soltanto quando uno dei tre era seduto in panchina. Come accaduto, ad esempio, sabato 18 contro il Livorno all’Olimpico e prima ancora contro il Catania, il 12 gennaio. Mattia, tornato in campo l’8 dicembre contro la Fiorentina, soltanto un volta tra campionato e coppa Italia ha giocato dal primo minuto con Francesco Totti,contro il Catania (niente 4-3-3, però: spazio al 4-2-3-1): questo spinge a pensare che Garcia non li vede insieme e che l’uno automaticamente esclude l’altro. Ma tutto questo apre il campo a un discorso a più ampio raggio: se Destro rappresenta realmente il futuro della Roma, non sarebbe il caso di trovare la maniera per far emergere al meglio le sue qualità? Sennò resterebbe sempre il sospetto (rimpianto?) che non sia stato sfruttato fino in fondo il suo talento. Il ragionamento è semplice semplice: se in casa Roma sono convinti che Mattia abbia tutte le potenzialità per diventare uno dei più forti attaccanti del calcio italiano, gli si deve dare la possibilità di dimostrarlo. Contro qualsiasi avversario e con qualsiasi partner, Totti o non Totti, al fianco. Essere buono solo in determinate circostanze tattiche o contro determinati avversari,non aiuta la sua crescita. Garcia, tecnico troppo bravo per non aver intuito la faccenda, sta studiando la soluzione. E domani a Verona potrebbe esserci già una prima risposta, magari (ri)sfoderando il 4-2-3-1. Anche perché non vedere Destro titolare neppure al Bentegodi sarebbe una sorpresa molto grande.