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IL MESSAGGERO Malesani: “Stregato da Garcia”

Alberto Malesani

(A. Angeloni) – Non allena, se ne sta rifugiato nella sua Verona, nell’attesa di una chiamata. Cosa fa adesso Alberto Malesani?

«Me ne sto in campagna, produco vino e olio. Ma il calcio mi manca. Serve pazienza, cosa che non ho mai avuto»

Lo sa che l’ultimo Verona-Roma giocato in A c’era lei?

«Uno a uno, Samuel e Oddo su rigore. Sono passati un bel po’ di anni».

Più di tredici.

«Era la Roma di Capello, neo campione d’Italia. Fu una partita tirata. Ma ce n’è un’altra che mi ha lasciato amarezza, quella del ritorno, vincevamo due a zero all’Olimpico, poi subimmo una incredibile rimonta: doppio Mutu, poi Assunçao, Cassano e Batistuta. Ci avevo creduto»

Poi il suo Verona è retrocesso.

«Eravamo una bella squadra ma c’erano troppi problemi societari. Non abbiamo preso stipendi per sette mesi, abbiamo mollato e siamo retrocessi».

Il suo è spesso stato un calcio divertente.

«Ci ho provato, ero considerato tra i migliori. Ma poi non sono stato capace a gestirmi».

Si riferisce a certi suoi atteggiamenti sopra le righe?

«No, quelle sono scuse stupide. Io sono sincero, ho sempre fatto quello che mi sentivo. Il problema è stato che mi sono fatto trascinare dalla troppa voglia di lavorare. Dopo Parma accettai di tornare a Verona. Errore. Dovevo aspettare una grande, invece allenare nella mia città per me era qualcosa di incredibile. E alla lunga l’ho pagato. Zaccheroni, ad esempio, si è saputo gestire. Gli andava male una stagione? Aspettava».

Ha scelto lei lo scorso anno di non allenare la Roma?

«Quella è una storia… Lasciamo stare, diciamo che erano solo chiacchiere».

La Roma nel frattempo è diventata grande.

«Accidenti. Forte, fortissima. Forse con il Verona è la sorpresa del campionato. Più il Verona, a dire il vero. La squadra di Garcia un po’ me lo aspettavo così forte».

E come mai?

«Ho notato subito una simbiosi che in passato, pur essendo sempre una rosa di qualità, non c’era».

Le piace il tecnico della Roma?

«È riuscito a dare normalità all’ambiente. Ha dato un gioco adatto ai suoi giocatori. Ha dietro una società che lavora bene. Sabatini è bravissimo e sta continuando a rinforzare la rosa. Può sognare lo scudetto».

Ma la Juve è più forte, no?

«Ha più abitudine a vincere. Ha giocatori di spessore internazionale, vedi Buffon, Pirlo e Vidal. Ma la Roma non scherza».

Chi le piace dei giallorossi?

«De Rossi, ad esempio. Per me è tra i più bravi al mondo. Totti, poi. Ecco, Francesco sognavo di allenarlo. Dopo Rivera c’è lui, uno che riesce a darti il pallone senza guardarti. E gioca nel ruolo a lui più congeniale. Anche i nuovi si sono dimostrati forti. La Roma deve credere nello scudetto e sarà competitiva anche in Europa. Senza presunzione, ne deve solo prendere coscienza».

Iturbe è un giocatore da Roma?

«Penso proprio di sì».

Che pensa di Mandolrini?

«È un ottimo allenatore e il Verona ci ha creduto sempre, portando avanti un progetto con lui, nel bene e nel male. Oggi, invece, nel calcio non ti danno tempo di lavorare».

Ma perché Verona odia Roma?

«Non mi sembra. Io giro per la città, di questa partita se ne parla pochissimo, gliene frega il giusto. Poi, di sicuro, ci saranno quattro scalmanati che la pensano diversamente. Ma sono pochi, e soprattutto si conoscono. Ma non si fa niente. Si parla, si parla, non si agisce. L’Italia è il Paese delle parole, dove un insulto diventa razzismo. Dove tutto si confonde. Prendiamoci meno sul serio e godiamoci il calcio nei suoi gesti tecnici. Vedrà, Verona-Roma sarà una bellissima partita»

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