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IL ROMANISTA Florenzi: “Il gol? Istinto e lavoro”

Florenzi

(V. Meta) – Premessa: un gol del genere Alessandro Florenzi in realtà l’aveva già fatto con la maglia del Crotone, solo che non se lo ricordava. Premessa necessaria, perché altrimenti non si capirebbe come mai appena il pallone è andato a infilarsi nell’angolo lontano sotto lo sguardo esterrefatto di tutto lo stadio, lui, quasi accecato da tanta bellezza, abbia cominciato a scuotere la testa con le mani fra i capelli. Respira Alessandro, è tutto vero. «Dovessi farlo io, non mi alzerei più da terra».

Così ha commentato la sua prodezza Francesco Totti, quello che Florenzi nel 2011 ha sostituito il giorno del suo esordio in Serie A. «Il Capitano ha sempre la battuta giusta e di questo sono felice – ribatte lui -. È stato l’istinto e anche un po’ il lavoro. In allenamento capita spesso che ci fermiamo a provare qualche acrobazia e comunque con la palla a terra calcio molto peggio di quando tiro al volo. Ho visto la palla lì e ho provato a fare quella cosa». Bellezza innominabile arrivata in fondo a una settimana complicata, fra dubbi e qualche speranza, con quegli otto punti che sembrano un abisso e in parte lo sono, non fosse che la bellezza oltre a salvare il mondo forse costringerà anche la giustizia a voltarsi.

«Sarà pure un gol da cineteca, ma l’importante è averlo fatto in una partita con in palio i tre punti». Un gol a Perin per fare meglio di Perin, che pure in rovesciata aveva segnato con la maglia della Roma e sotto la Sud nell’ultimo derby del cuore, ma che nella semifinale scudetto Primavera del 2011 di gol gliene aveva negati almento un paio. Alla vigilia Rudi Garcia si era soffermato a parlare di lui («ha passato un dicembre non al massimo, ma adesso sta bene»), però tutti pensavano che alla fine per una maglia da titolare l’avrebbe spuntata il compagno di stanza Destro.

Invece il tecnico ha scelto lui e ci ha visto giusto: «Stiamo tornando – ha detto ancora Florenzi -. Sono onesto e ho detto subito che non mi sentivo bene in un periodo in cui mi succede spesso, a dicembre. Il mister ha fatto le sue scelte, c’erano compagni che erano più in forma di me ed era giusto che giocassero loro». Intanto, però, è tornato per mettere la firma su una partita complicata più per il contesto (la brutta sconfitta di Torino e relativo stato d’animo) che sul campo, dove per trovare traccia del Genoa si è dovuta aspettare la scenata di Matuzalem. Il girone d’andata si chiude con una vittoria che lascia tutto inalterato in classifica, però riempie gli occhi e il cuore: «Noi ci crediamo di poter ripetere nel girone di ritorno il cammino del girone d’andata. Se alla fine avremo 88 punti, saremo lì a lottare per qualcosa. Poi se la Juve ne dovesse avere 104, le faremo i complimenti. Stanno facendo un campionato che forse non si aspettavano nemmeno loro».

All’indomani della sconfitta di Torino, a Trigoria si è parlato di premi scudetto. Una mossa inopportuna? «No, un segnale importante, come prendere Nainggolan. Avete visto che partita ha fatto, è entrato nei meccanismi benissimo, sarà un grande aiuto per la stagione». Tra otto giorni sarà Roma-Juve: «Un altro gol così contro di loro? Ma pure due…»

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