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IL ROMANISTA Provaci ancora Garcia, la strada è lunga

 

Rudi Garcia

(M. Bianchini) Roma-Genoa, il campionato comincia domani per i giallorossi. Dimenticare Torino e ripartire di slancio dopo aver saltato come birilli i sampdoriani protetti da San Fiorillo, portiere-eroe di una sera da ricordare. Collezionare 10 vittorie di fila non è utopia. La Roma di Garcia ci è già riuscita lasciando di stucco ribalte nostrane e straniere.

Provaci ancora, inesauribile fonte di passione romanista. Riprendi a correre come la saetta che in una giornata ancora allietata dai profumi d’estate, scattò dall’Ardenza di Livorno in una corsa sfrenata, interrotta fra le brume d’autunno dello stadio granata di Torino. Un arbitraggio scandaloso sulla cui scia fiorirono ingannevoli imitatori, con il risultato di favorire altri scippi tramutati in “acqua per l’orto” per la vecchia signora. Ma non sempre la storia, specialmente quella maturata nell’ombra, si ripete. E allora riprovaci ancora generale Garcia. La gente giallorossa sa che non hai bisogno di incitamenti. Sei diventato uno di noi a poco a poco, riconosciuto dalla fiera “scucchia” romanesca. L’esortazione nasce dall’orgoglio comune. Esso confida nell’impresa che spera di trovare lungo il percorso giudici imparziali. La coscienza di poter contare su una squadra di rango, alimenta il forte desiderio di cominciare subito, fin da domani ad intraprendere il cammino dei desideri. Senza guasconate che non esistono nella Roma di Totti, capitano di campo e di umiltà .

Al contrario della vanità a strisce bianconere che ha trovato fedeli “megafoni” a strombazzare di una Roma ridimensionata. Ne riparleremo. Intanto incombe il presente. Cervello e scarpini entreranno in scena per la recita del secondo atto di una commedia lunga quanto la stagione di un campionato. Si potranno ricevere applausi provvisori all’apertura del sipario. Ma come ha ricordato Rudi Garcia, saranno quelli finali a decretare il responso della platea. A proposito di platee, la nostra percepisce qualcosa di straordinario nell’aria come forse non era mai accaduto. Paradossalmente, il profumo di nuovi orizzonti si è diffuso dopo la sconfitta. In una scena immaginaria non lontana dalla realtà , si è visto il presidenteJames Pallotta dal quartier generale di Boston, battere un pugno sul tavolo memore del suo famoso detto: “Non mi piace perdere“. La risposta secca e immediata ha superato d’un balzo l’Atlantico. Il guanto della sfida conteneva l’invito a repliche future contro una Roma allestita nel mese di agosto, corredata da sontuose forze nuove e quindi nelle condizioni di dare un nuovo appuntamento alla vecchia signora la quale per ben tre anni ha avuto il tempo di rifarsi il trucco. “Vendetta, tremenda vendetta” . Il grido del Rigoletto sembra racchiuso nel ricordo di un episodio che ha scosso l’intimità della tifoseria giallorossa. Si erano appena spente le luci dello Stadium, quando è arrivato il segnale forte e chiaro dei giocatori guidati da Totti i quali hanno chiesto alla società di fissare il premio scudetto. Che altro si saranno detti? Domani tutti allo stadio, con tanta voglia di scoprirlo.

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