(D. Galli) – L’equivoco genera mostri. Specie se l’equivoco viaggia sui social, strumento di comunicazione ma anche di lite. Ne sa qualcosa Radja Nainggolan, da sempre assiduo frequentatore di Twitter, e ne sa qualcosa anche l’ex calciatore dell’Inter ma soprattutto del Cagliari, Fabio Macellari, che a differenza del mediano romanista predilige Facebook. È lì, è sui social, che si è consumato l’insolito incontro-scontro a distanza tra i due ex giocatori del Cagliari. Un incontro-scontro che Macellari da Amatrice, dove alla soglia dei 40 anni continua a giocare per amore del calcio e delle montagne, ridimensiona – anzi, azzera – ma che era finito sulle pagine di alcuni quotidiani – L’Unione Sarda, ma anche Il Tempo, tanto per citarne un paio – contribuendo a innervosire ancora di più Nainggolan.
La storia è questa. Sul proprio account Facebook, Macellari se la prende con un tifoso del Cagliari, tale Roberto, che gli fa notare come Nainggolan, a differenza sua, continui ad ostentare affetto per i colori rossoblù. L’esempio che gli fa il tifoso sono i parastinchi che indossa Radja. Recano l’immagine dei quattro mori, simbolo della Sardegna, terra della moglie Claudia, terra che l’ha cresciuto più di quella Piacenza che pure lo aveva accolto allo sbarco dal Belgio. Macellari, che a letto ci va con la maglia del Cagliari, replica stizzito: «I colori di una maglia si portano nel cuore, non sui parastinchi, stolto. Non si abbandona mai la propria squadra in difficoltà. Quando sono andato all’Inter io ero pronto a rimanere. Ti basta? Non so chi tu sia». Il messaggio è rivolto al tifoso, ma a Nainggolan viene interpretato o letto in un’altra direzione: lo stolto sarebbe lui. Apriti cielo, Radja gli risponde indignato: «Macellari che mi giudica perché ho i parastinchi con la bandiera sarda, perché mia moglie è sarda e mia figlia è sarda… Che c’entra voler far vedere che io amo la Sardegna? Sono il primo che la porta dentro, soprattutto perché la mia famiglia è sarda. Macellari, non sai nemmeno cosa provo io per la Sardegna. Tu volevi rimanere, ma alla fine dove sei andato? Ah, vero… Non farmi parlare oltre, perché su di te ce ne sarebbero tante di cose da dire. Cosa che però io non farò mai. Ti volevi dimostrare qualcuno? Ma fammi il piacere». Queste erano le premesse dell’intervista che Macellari rende a “Il Romanista” con un unico scopo: far sapere dai Monti della Laga, dove ancora prende a calci un pallone per diletto, che lui porta il massimo rispetto per Nainggolan e che non era affatto Radja il destinatario di quel commento.
Macellari, quando nasce tutto questo caos?
Qualche giorno fa. Rispondo a un tifoso – si chiama Roberto – che ci sono mille modi per dimostrare l’amore per una squadra. Tanto che mi sono fatto una foto con la maglia del Cagliari, che uso come pigiama. Basta, stop, solo quello. Poi magari hanno riportato male a Nainggolan questo scambio di messaggi, come se io avessi offeso lui.
Quando dice che «non si abbandona mai la propria squadra in difficoltà», a che si riferisce?
Noi stavamo retrocedendo. Quando Cellino mi chiamò per firmare per l’Inter, mi disse: «Fabio, il tuo valore di adesso non è quello che mi offrono Juve, Roma e Inter». Io gli risposi: «Presidente, sono retrocesso anche io con la squadra, si riparte dalla B, il problema non c’è». Per dirle che magari tanti altri avrebbero fatto casino per andare via. Ma questo è tutto riferito a me, non a Nainggolan, che stimo come calciatore: mi piace un sacco e da Cagliari mi dicono anche che sia un bravo ragazzo. Non ho mica scritto quelle cose perché Radja era andato via e mi ero incazzato.
Quindi l’equivoco ha origine da una discussione con un tifoso.
Esatto, con Roberto. Ho chiarito anche con lui, tanto che poi ci siamo fatti tante risate. «Guarda che ho scatenato», mi ha detto.
Ha avuto modo di parlare con Nainggolan?
Purtroppo no. Spero di riuscirci al più presto, perché Alessandro Tulli (ex centravanti della Roma Primavera, ora gioca nell’Anziolavinio in Serie D, ndr) lo conosce e mi ha assicurato che gli avrebbe spiegato tutto.
Dunque a Radja lei dice…
In bocca al lupo, ti auguro tutto il bene possibile. Poi la moglie è sarda come la mia, e anch’io ho un figlio sardo. La mia era una risposta a un ragazzo, mi dispiace quello che è capitato. Io sono un ex giocatore, lui è il presente e il futuro.
A proposito di ex. Mica tanto ex. A 39 anni Fabio Macellari gioca ancora a pallone.Ma perché proprio ad Amatrice, in Terza Categoria?
Mi piace tenermi in forma. Quando vivi per lo sport, devi sempre fare qualcosa. E poi mi piace il contatto con la palla. È difficile spiegarlo a chi non ha giocato a calcio, ma chi smette continua ad avvertire questa specie di bisogno “fisico”. Avevo diverse opportunità, tra cui quella di andare a Bologna a fare una Seconda Categoria e organizzare il loro settore giovanile. Perché proprio Amatrice? Mi ha convinto un amico. Sono venuto volentieri. Poi a giugno avrò il master a Coverciano. Dopo si vedrà.
Fa sempre il terzino?
Sì. Mi diverto, non riesco a stare fermo.
Come è andato l’esordio?
Abbiamo perso. Io sono entrato nel secondo tempo. Però giocavamo contro la prima in classifica… Adesso abbiamo due partite in casa. Dobbiamo vincerle entrambe, l’obiettivo sono i play off. Oddio, l’obiettivo sono anche i miei ragazzi. Alleno due categorie. A Pasqua mi raggiungerà mio figlio. Mi sa che gli faccio anche a lui una settimana di calcio.