(E. Menghi) – Se n’è andato in punta di piedi Burdisso, dopo quattro anni e mezzo che sono un pezzo di vita. A Roma lascia il cuore, a Genova prova a convincere l’Argentina e va a dimostrare a se stesso che ha ancora tanto da dare. Solo che nella capitale non trovava più spazio, per meriti altrui. Lui in partita e in allenamento dava sempre il massimo, anche se i minuti continuavano a diminuire con l’esplosione di Benatia e Castan.
Ieri mattina è andato a Trigoria, come ogni giorno, ma non c’era niente di normale nello svuotare l’armadietto mentre i compagni si preparavano negli spogliatoi per l’allenamento. Durante la riunione tecnica ha salutato tutti, dall’allenatore ai magazzinieri. Non ha versato nemmeno una lacrima e non perché non stesse soffrendo. Nicolas è fatto così, non lascia trasparire le emozioni. Ieri sera, alle 20, è arrivato all’aeroporto di Fiumicino, solo, scarpe da ginnastica bianche e biglietto in tasca per il volo delle 21.15.
Un tifoso che si trovava nei paraggi ci si è fatto la foto ricordo, tutti gli altri li ha salutati a voce: «Voglio bene ai tifosi della Roma, qui lascio un pezzo di cuore. In questo tempo mi sono rivisto in loro e loro in me». Ma per Garcia era il terzo nelle gerarchie e a Burdisso non bastava: «Non mi aspettavo questo epilogo, è la prima volta in carriera che mi succede che la concorrenza faccia così bene e non mi lasci spazio. Bene per la Roma e per il gruppo. Sono stati mesi particolari, ma mesi in cui sono cresciuto anche tantissimo. Finisce come volevo io, al momento giusto. Ho fatto il primo passo, non avevo mai pensato prima di lasciare la Roma, ma la cosa più importante per un calciatore è giocare». Borriello poteva seguirlo: «Mi ha parlato bene di Genova, il discorso è fare una squadra forte e un attaccante come lui ci starebbe bene». Ma andrà al West Ham.
Gasperini gli ha promesso una maglia da titolare: «Tutti si devono guadagnare il posto, lui mi ha chiamato, mi ha detto che ci teneva che andassi lì e mi ha fatto piacere». Si è sentito apprezzato di nuovo. E la testa gli ha detto che cambiare era la cosa giusta: ha firmato non solo per sei mesi, non solo per cercare di andare in Brasile, ma fino al 2015, perché giocare è quello che gli sta a cuore. «Punto al Mondiale, ma la prima scelta che ho fatto è continuare la mia carriera, è la cosa a cui tengo di più. Fare il terzo Mondiale per me sarebbe bello, fino all’anno scorso, prima dell’infortunio, ero titolare della nazionale e ci tengo a tornare». Nicolas va via, ma resta un tifoso giallorosso: «Mi auguro che la Roma vinca lo scudetto. Sono stato qui 4 anni e mezzo per vincere, ma non ci sono riuscito. Ci sono solo andato vicino. Garcia ha portato normalità a un ambiente che da un po’ di anni non ce l’aveva. Benatia mi ha stupito più degli altri, è strepitoso. Ma è tutto il gruppo, di cui facevo parte, ad aver fatto grandi cose». Lui ne ha fatte tante di grandi cose in passato e la società glielo ha ricordato su Twitter: «Cinque stagioni passate insieme: grinta, passione ed emozionià grazie Nicolas! Buena suerte!».