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IL TEMPO Mai alla Juve? Garcia glissa

Rudi Garcia

(E. Menghi) – Prima di andare a Torino, ma nell’Olimpico dei granata, Garcia aveva già fatto girar la testa a tutta la Francia, che mantiene il sogno di riportare a casa il tecnico che per cinque anni ha fedelmente allenato il Lille. Ma allora non dava corda alle tentazioni d’oltralpe: «Roma non è un trampolino di lancio». Poco più avanti spiegava, proprio in patria: «Mi comporto come se dovessi rimanere per sempre sulla panchina giallorossa».

Stavolta, invece, alla vigilia della seconda trasferta dell’anno a Torino, verso lo «Stadium» però, la tentazione per il futuro si chiama Juventus e Garcia tentenna. Non dice «mai», come fece nel febbraio del 2004 Fabio Capello, che l’estate di quello stesso anno diventò il nuovo allenatore dei bianconeri, e se la cava prima con una battuta: «Cos’è, un corso di storia?», poi con uno strategico «sono al 100% nel progetto della Roma» e, infine, si lascia scappare che «questa è la risposta giusta». Giusta perché non apre e non chiude, lascia in sospeso piuttosto. E almeno i tifosi, se Agnelli strappasse l’allenatore a Pallotta, non avrebbero un appiglio per gridare al tradimento.

Il futuro di Garcia passa inevitabilmente dal presente, perché il francese non andrebbe via dalla capitale senza aver vinto nulla e la gara di stasera vale un pezzo di scudetto, anche se non lo dice: «Andiamo a Torino per vincere, come facciamo sempre su tutti i campi. Loro sono programmati per conquistare il titolo in campionato, forse lo erano anche per la Champions. Giocheranno in casa ed è un vantaggio per loro. A parte i romanisti che pensano che possiamo vincere, tutti gli altri ci danno per sconfitti in partenza, quindi abbiamo solo qualcosa da guadagnare e non abbiamo nulla da perdere. Io firmerei per giocare ogni settimana gare di questo livello. Anche se perdiamo o pareggiamo, c’è un intero girone di ritorno da fare e ci sono tanti punti a disposizione: il migliore di questa gara forse non sarà il migliore alla fine della stagione».

Paradossalmente Garcia è più in ansia per i possibili due punti di distacco dalla vetta che degli eventuali otto: «Penso ad abbassare un po’ l’ambiente in caso di vittoria. Se vinciamo si parlerà di scudetto». E lui quella parola la vuole sentire solo dentro gli spogliatoi, per non creare troppe illusioni al di fuori e lasciare poi migliaia di volti delusi nel caso in cui la magia dovesse svanire. «Totti ha detto che abbiamo una squadra forte e se ci crede lui è più facile per tutti, perché è come un faro», nel senso che si fa seguire. Ed è lui ad illuminare il gioco, ma servirà una squadra compatta e convinta dei propri mezzi per provare a fare risultato: «Dobbiamo vedere anche le partite di Champions della Juventus: abbiamo bisogno di essere concentrati tutta la partita, non solo all’inizio. Non deve cambiare nulla se prendiamo un gol o se siamo in vantaggio da subito, abbiamo tutta una gara da giocare, sapendo che loro hanno dei punti forti[…]».

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