(E. Menghi) – Dalla stretta di mano tra Pallotta e Marino sul balcone del Campidoglio è passato quasi un mese e ne servirà almeno un altro per il secondo incontro, quello definitivo. Il presidente americano è atteso a metà gennaio nella capitale, ma potrebbe posticipare la visita al 21, per l’eventuale quarto di finale di Coppa Italia contro la Juventus già qualificata, o al 9 febbraio, per assistere da vicino al derby di ritorno.
Ogni data è buona per presentare al sindaco di Roma il progetto ultimato del nuovo stadio giallorosso, dopo avergli mostrato un’anteprima il 9 dicembre scorso, per sondare il terreno. Il primo cittadino lancia segnali di ottimismo, anche se preferisce non sbilanciarsi troppo, perché il sì finale deve darlo direttamente a James prima di iniziare un lungo iter burocratico: «Non posso dire quale sarà la decisione definitiva sul progetto, ma essendo un chirurgo mi piace mettere tutto nero su bianco. Spero di avere incontri produttivi con Pallotta già nelle prossime settimane. Lui e il suo staff torneranno con dei piani molto dettagliati entro il mese di febbraio e decideranno se avviare questa straordinaria opera nella nostra città».
Straordinaria nel senso di fuori dall’ordinario, perché in Italia mettere in piedi uno stadio moderno sembra un’impresa, e allo stesso tempo di eccezionale, per le conseguenze positive che avrà: «Porterà circa un miliardo di euro in investimenti e sarà un’opportunità, anche lavorativa, non solo per i tifosi ma per tutti i cittadini. Avendo vissuto in diverse città straniere con stadi di calcio di proprietà, penso che sia un’occasione utile per riqualificare intere parti della città stessa. Però – sottolinea Marino a Radio Radio – voglio vedere i piani nei dettagli e capire come questa realizzazione possa essere portata a termine senza creare disagi ai romani, ai non tifosi, che non devono essere penalizzati. Il progetto lo studierò con molta attenzione». Quello che si sa è che sarà un impianto con una base da 52mila posti espandibile a 60mila, che sarà arricchito da ristoranti, negozi, museo e campi d’allenamento all’esterno dell’impianto: tutto il necessario per renderlo «il miglior stadio del mondo», come suggerito dall’architetto americano Dan Meis che se ne sta occupando, ispirando il suo disegno al Colosseo. Quello che invece è da stabilire è chi metterà i soldi per sistemare le infrastrutture di Tor di Valle (la via Ostiense, lo svincolo sulla Roma-Fiumicino, la stazione ferroviaria da ammodernare e il depuratore limitrofo da «tombare», ad esempio), anche se il proprietario del terreno Luca Parnasi aveva precisato che non c’era nessun problema di budget e che si tratta di «un progetto privato».
La Roma potrebbe presentarlo ufficialmente proprio entro febbraio, perché la sensazione è che Marino non voglia intralciare la costruzione della nuova casa della squadra per cui tifa senza nascondersi: «Se entrassero anche i cinesi nella società? Per me possono anche entrare i marziani, l’importante è che la Roma vinca». Lo stadio è al punto di partenza, ancora non è dato sapere quando sarà posata la prima pietra, perciò il traguardo sembra destinato a slittare rispetto al programma iniziale: l’obiettivo era inaugurarlo nella stagione 2016-17, ma è già stato accumulato un ritardo di oltre sei mesi sulla tabella di marcai. Pallotta non vuole perdere tempo, ma deve essere tutto perfetto per la presentazione definitiva al sindaco, perciò ha incaricato il fidato Pannes di dirigere da Boston questa fase cruciale per la Roma. Marino, dopo aver visto l’anteprima dello stadio in 40 slide e nel plastico portato da Dan Meis al Campidoglio, aveva parlato dell’impianto «più avanzato che possa essere immaginato nel nostro continente e io non ho nulla in contrario». Se lo ripeterà a Pallotta, sarà il momento della svolta.