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LA REPUBBLICA Roma o Juve, il primo verdetto

Esultanza as roma

Chissà che un amante delle citazioni ricercate come Rudi Garcia non abbia deciso di ispirarsi al motto con cui Giampiero Boniperti sosteneva che «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta ». Sembra quasi di rileggerlo, a poche ore da Juventus- Roma, nelle parole dell’allenatore francese: «C’è una sola cosa da fare. Vincere e qualificarci ».

No, quella di stasera per la Roma non è soltanto una partita: piuttosto, i quarti di finale di coppa Italia contro la Juventus sono un’autentica sfida ai propri limiti, quelli emersi dall’inizio dell’anno soltanto allo Juventus Stadium, unico scivolone di una squadra altrimenti in grado di tenere il passo della corazzata di Conte. Batterla, per Garcia, vorrebbe dire segnare il riscatto del flop torinese. «Ma non è una rivincita, non inciderà sul campionato», si affretta a sostenere, pur dovendo confessare che per lui «non sarà la gara più importante dell’anno ma è la più importante della settimana».

Considerazione che invece i bianconeri non sembrano condividere, almeno se ci si mette a leggere la formazione che giocherà stasera e la si confronta con quella impiegata sabato scorso con la Sampdoria e quella che verrà usata sabato prossimo contro la Lazio: di martedì vedremo molte riserve, il week-end è invece roba per titolari. Non spremersi fino all’ultima goccia: questa, adesso, è per la Juve l’unica cosa che conta, anche se poi Conte è assolutamente convinto che la Juve di scorta possa fare la sua porca figura contro chiunque. «Sia chiaro: noi siamo qui per passare il turno», ha detto qualche giorno fa l’allenatore bianconero: naturalmente è vero, perché Isla e Peluso, Quagliarella e Giovinco mica tireranno a perdere. Ma diciamo che la Juve dedicherà maggiori attenzioni e superiori sforzi all’Olimpico laziale, che verrà frequentato tra cinque giorni, che a quello romanista. Per farla breve: il campionato conta più della Coppa Italia, che invece per Garcia è una manifestazione da onorare con la volontà di fare tesoro degli errori costati la dolorosa sconfitta del 5 gennaio.

Per l’occasione, il tecnico francese ridisegnerà la Roma rendendola più simile alla Juve inseguita che non alla squadra capace di mettere insieme 47 punti in 20 gare. Un Nainggolan – spesa di gennaio cui da poche ore si è aggiunto il brasiliano Bastos – in più nel cuore del campo e, probabilmente, un Pjanic in meno: non perché Garcia non creda nelle sue qualità, ma perché per impostare una gara al governo serve un centrocampo di lotta, e lo sciabolatore belga, insieme a Strootman e De Rossi, in questo senso offre più certezze del fiorettista bosniaco. Che, da ieri, ha iniziato ufficialmente una marcia destinata a portarlo in estate a Parigi: «Amo i tifosi della Roma, andrei via solo per il Psg». La strada sembra tracciata, ma non prima della fine della stagione. Per il resto, tutti in campo: anche Totti, risparmiato sabato come Maicon per non lasciargli scorie da smaltire nell’appuntamento che, nonostante la data infrasettimanale e il clima non esattamente primaverile, porterà all’Olimpico quasi sessantamila persone. Tanti hanno già speso per assicurarsi un biglietto per lo stadio: record assoluto, per un quarto di finale, a Roma e non solo. Elemento su cui fa affidamento il tecnico: «L’Olimpico pieno sarà terribile per la Juve e un vantaggio molto importante per noi, quanto lo Juventus Stadium a Torino ».

Conte, dal canto suo, non deroga dalle sue convinzioni: nelle prime due stagioni alla guida dei bianconeri ha sempre affidato la Coppa Italia alle seconde linee, centrando una finale e una semifinale, e non cambierà strategia nemmeno adesso che il terzo scudetto è al calduccio e che l’Europa League è là da venire. In ogni caso, il turn over sarà contenuto e non totale: in campo, ci saranno quattro riserve (Isla, Peluso, Quagliarella, Giovinco) e un semi-titolare, ovverosia Marchisio. L’allenatore ha dedicato buona parte della vigilia a occuparsi di faccende di mercato, tenendosi in contatto con Marotta e Paratici in missione a Milano: lo scambio Vucinic-Guarin aveva la sua benedizione, e del colombiano ha sempre avuto notevole stima, mentre il montenegrino era ormai stato relegato al ruolo di quinta punta, figura di cui Conte pensa di poter fare a meno per i quattro mesi che mancano alla fine della stagione.

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