Cosa mancava a una serata già memorabile per diventare perfetta? Mancavano le dichiarazioni degli juventini, a cominciare da Antonio Conte.
È stato un dopopartita più godibile della partita stessa, come spesso accade dopo risultati e con personaggi del genere. Il bello è che l’esordio ai microfoni, nell’immediato dopo-gara, è stato improntato a una linea soft e politicamente corretta che, evidentemente, era nelle consegne del club già alla vigilia della partita. Complimenti alla Roma e omissione di commenti sulle supposte – poi rivelatesi inesistenti – sviste di Tagliavento e dei suoi collaboratori.
Il tutto a denti stretti, troppo stretti. Il problema degli juventini d’ogni epoca è sempre stato quello di digrignare i denti dopo le sconfitte.
Nel dopopartita di “Zona11 pm”, in onda su Raisport 1, Conte ha esordito con grande fair play e con l’intento di non pronunciarsi sulla querelle Giovinco–Benatia o sulla interruzione dell’azione che ha portato Peluso a insaccare di testa un pallone inutile alle spalle di De Sanctis all’inizio della ripresa.
Poi gli ripropongono le immagini e il ciuffo, umido per la pioggia, ha un sussulto, si scompiglia, freme. Il tecnico bianconero a quel punto ha già esaurito il bonus dell’autocontrollo, dell’ostentazione di equilibrio. Conte si sbottona e si spettina; la voce, già roca come da protocollo, ha un tremito diverso. Ci si aspetta che da un momento all’altro se ne esca con la scansione di qualche “ag-ghiac-cia-NDE!” con tanto di eco crozziana. Comincia invece a parlare di distanze, di mezzi metri, poi di metri, infine chilometri. La sua stima della regolarità dell’azione va dagli attributi di Rocco Siffredi fino al tunnel della Gelmini con tanto di neutrini. Più rivede l’azione e più la palla è dentro, gli sembra lampante, cerca sponde presso tutti gli ospiti in studio, si sfoga attraverso un sorrisino stizzito e nervoso.
Molti romanisti sui social network cominciano a scrivere che la serata diventa più goduriosa proprio per questo motivo, cioè per pensieri e parole delle truppe di agnellidi in sala stampa.
Poi arriva la conferma che la parabola del cross era uscita di una trentina di centimetri oltre la linea di fondo. Alla frustrazione dell’eliminazione, del mini-triplete sfumato, si aggiunge quella dovuta all’aver protestato invano.
Il problema di quelli abituati troppo bene, dei bambini viziati, è che quando si lamentano per qualcosa non hanno il senso della misura e, come se non bastasse, risultano anche involontariamente comici.