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LA REPUBBLICA Garcia, magnifica notte: “È per gare come questa che faccio l’allenatore”

Garcia

(E. Sisti) – Avviso ai vagabondi delle stelle. L’importanza della partita, confermata dall’interesse delle televisioni di tutto il mondo (più di 200 giornalisti accreditati, numeri da semifinale di Champions) è tale che se qualche tifoso giallorosso si trovasse per puro caso a Dušanbe, capitale del Tagikistan, farebbe bene a non perdere la calma: un satellite rimanderà le immagini di Juventus-Roma anche lì, sotto il Pamir, e anche nell’Antartico Francese, come spiega juventus.com, dove ci sono 0,00003 abitanti per km², si godranno la diretta tappati nei centri di ricerca. «La Roma nel mondo» è lo slogan più amato da Pallotta: non importa se è un mondo quasi disabitato. Mentre la Primavera di Alberto De Rossi va in tournée in Vietnam a giocare con i pari grado del Tottenham, la Roma di Garcia sperimenterà stasera la potenza e la cattiveria del gruppo, la ferocia e la concretezza dei singoli della Juventus di Conte, che il francese chiama confidenzialmente Antonio: «Antonio l’ho incontrato una volta qui, è un grande allenatore, ha stima degli avversari». Come dire: ha tutto. Sono entrambi ambiti da club leggendari. Andranno via? Forse. Non si sa quando, non si sa dove. Intanto c’è questa partita: «Noi siamo gli attori di questo spettacolo e dobbiamo fare due cose: onorarlo e ricordarci le battute».

Nel cinema/calcio di Garcia la sceneggiatura ha un ruolo basilare. Ma come nei film di Totò e Peppino conta anche l’improvvisazione, la frase dell’ultimo momento, l’invenzione del genio, il gioco di parole o di gambe: «Se poi abbiamo un capitano che ci crede, allora anche per gli altri recitare certe scene di alto livello diventa più facile». Totti come ago della bilancia della bellezza produttiva, mai della bellezza sterile, mai «l’art pour l’art». Garcia dice: «Dobbiamo toccare i loro punti deboli. In campionato sono stati quasi sempre perfetti, ma c’è stata la Fiorentina. E c’è stata la Champions. Punti deboli: loro conoscono i nostri, noi abbiamo studiato i loro». Se Conte e Garcia incarnano l’essenza del tecnico moderno, abbastanza giovane per dare credibilità alla sua determinazione e abbastanza esperto per insegnare senza mai rinunciare ad imparare, dei due Garcia è quello che maschera meglio l’ansia, quello che meno grida e meno sbraccia: «Ma la pressione che provocano eventi del genere io la definirei una “meravigliosa pressione”. Io e i miei giocatori facciamo questo mestiere proprio per giocare partite del genere».

Ha ragione: cosa c’è di più attraente di un Juventus-Roma che certo rimanda agli anni Ottanta ma che è soprattutto ricco di contemporaneità, di specifiche e affascinanti tensioni culturali, tattiche, umane? Cosa c’è di meglio di una sfida fra prima e seconda? Per la piazza giallorossa la Juventus viene subito dopo la Lazio: è una contrapposizione ideale e indispensabile. Benatia, che l’ha capito subito, se l’è presa con Bonucci che aveva detto: «Con la Roma ci siamo sempre divertiti». Il marocchino non gliel’ha perdonata: «Adesso se ne accorge…». Ci sta. E’ pur sempre la sfida del “quattro, tutti a casa” sbandierato da Totti a Tudor e poi restiuito due anni fa da Lichtsteiner. «Se vinciamo dovrò placare gli animi, un lavoraccio », scherza Rudi. Poi aggiunge: «Io non ho mai paura. Andiamo a Torino per vincere perché lo facciamo sempre e contro chiunque».

A parte Balzaretti, ora la Roma è al completo, sana e disposta al sacrificio fisico. Come giocherà? Verrebbe da pensare al classico 4-3-3 col tridente offensivo formato da Gervinho, Totti e Ljajic che sia dunque capace di creare un triplice uno contro uno con Barzagli, Bonucci e Chiellini in fase di pressing alto (costringendoli al lancio lungo) e in fase di possesso palla. La soluzione potrebbe piacere a tal punto al tecnico giallorosso da costringerlo a rinunciare a Totti dal primo minuto (perché pare che di Destro faccia a meno assai controvoglia). Altra ipotesi, più conservativa, è un falso tridente in cui agli stessi interpreti (Gervinho, Totti o Destro, e Ljajic) verrebbe chiesto di spalmarsi all’indietro sino a una risistemazione col 4-5-1. Tenendo conto che alla Juventus non si può lasciare la superiorità numerica a centrocampo (la Fiorentina rimontò col 4-5-1) è un’ipotesi da vagliare. Magari in corsa

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