(F. Bianchi) – “Occorre cambiare la tessera del tifoso. Così è inutile, non funziona. C’è poco da fare”: così aveva detto in una recente intervista a Repubblica il n.1 dello sport italiano, Giovanni Malagò. “Non pensiamo proprio ad abolirla”, ci ha spiegato una fonte qualificata del Viminale, ma c’è un’importante apertura alle richieste di Malagò. “Si possono fare delle riflessioni su come migliorarla”. E’ già un passo avanti. La tessera del tifoso era nata per essere una vera tessera “per il tifoso”, soprattutto quello più fedele. E’ diventata in qualche caso una tessera-business (e qui è colpa dei club), ma è stata considerata da molti ultrà come una ulteriore schedatura. In molti casi ha reso la vita più complicata ai tifosi perbene, alle famiglie, mentre i violenti, i beceri, come si vede, continuano a popolare molte curve. Adesso il ministro Angelino Alfano ha istituito una task force al Viminale di cui fanno parte anche la Figc, oltre alle tre Leghe professionistiche. C’è anche l’Osservatorio, ovviamente. Si è tenuta la prima riunione, presto ci sarà una seconda. C’è tempo per trovare un sistema e rendere la tessera del tifoso meno penalizzante, agevolare gli ingressi negli stadi, segmentare le curve in modo da isolare i “coristi” e i violenti, combattere i falsi (vedi magliette taroccate), eccetera. Volendo, si può fare davvero qualcosa. Per cercare di riportare i tifosi negli stadi.
Cori razzisti: si indaga su quello che è successo ad ottobre…
La Corte di giustizia federale della Figc ha annullato l’obbligo del Torino di giocare una gara a porte chiuse mentre ha chiesto alla Procura federale “ulteriori accertamenti” sui presunti cori discriminatori (contro Napoli) dei tifosi dell’Inter. La gara è quella col Torino, del 20 ottobre. Sì, 20 ottobre. Due mesi e mezzo fa. La Corte inoltre non ha preso alcuna decisione sul Milan: anche qui si è in attesa che finiscano gli “accertamenti” (sempre di ottobre si parla). Ma quanto ci vuole per venirne a capo? Lo ha ricordato Aligi Pontani nella sua rubrica “Tempo scaduto”. Ora questa nuova decisione della Corte. La norma su razzismo e discriminazione territoriale (che è sempre razzismo), pur essendo stata cambiata in corsa, è di complicata applicazione, e a fine stagione sarà cambiata per la terza volta in poco tempo. Ma intanto c’è ancora da giocare un girone di ritorno. Che si vuole fare? Si fa finta di niente, e non si chiudono più le curve? Si va avanti all’infinito con gli “approfondimenti”? Non è un problema, basta passare la pratica a Stefano Palazzi: quando vuole, è lentissimo… Giancarlo Abete è una persona perbene: pur nel rispetto dell’autonomia della giustizia sportiva, faccia chiarezza.