“Sì all’amore per la maglia»: questo il titolo del settimanale francese So Foot, che dedica un ampio servizio, con tanto di foto in copertina, a Daniele De Rossi. Nello scatto di apertura si vede un De Rossi giovanissimo, ad appena 6 anni, nella casa della sua infanzia, che posa sorridente, i capelli biondissimi da chierichetto, con la storica maglia della Roma di Falcao. Nel servizio, il centrocampista parla del suo amore per la città eterna e del suo club del cuore, la Roma. «Quando ero ragazzino, non ero tifoso della Nazionale. Era solo Roma, Roma, Roma. Quando sei qui, credi che Roma sia la più grande, l’unica squadra al mondo», racconta De Rossi, secondo alcune anticipazioni dell’intervista pubblicate sul sito internet dei So Foot.
Di qui, la sensazione di entrare a far parte di una grande squadra, al fianco di eroi che lo facevano sognare, come il Capitano: «Quando Francesco ha iniziato, nel club c’erano tanti romani. Scarchilli, Beretta, Di Biagio, Petruzzi (…) Ma lui è rimasto. È diventato il simbolo», racconta De Rossi, aggiungendo: «Avevo 16-17 anni, il che significa che abbastanza presto mi sono ritrovato al suo fianco, in un rapporto che era a metà tra l’idolo e il compagno di squadra. Entrare negli spogliatoi e sentirlo dire: ‘De Rossi, passami la bottiglià era uno shock». E poi, prosegue il 16 della Roma, «c’erano anche gli altri: ‘De Rossi, mi passi una melà, ti giravi e vedevi Batistuta. Del resto, era lui che mi faceva più effetto. Quando Batistuta arrivava c’era una luce…una luce meravigliosa”.
“Garcia? Non lo conoscevo, quando ho saputo che avevano preso lui ho avuto qualche dubbio. Sembrava che avevano scelto lui perché non erano riusciti a prendere Mazzarri o Allegri. Potevamo pensare che era la quarta scelta, mi ricordo che sono andato su internet e ho digitato il suo nome e la prima cosa che è uscita fuori è un video in cui c’è lui che suona il porompompero con la chitarra. Ho imprecato e pensato: ma chi è questo? Ero in nazionale quel giorno, ero col computer sulle ginocchia e stavo in camera con Pirlo, l’ho chiamato e gli ho detto: “Cazzo, guarda chi abbiamo preso. Oggi sinceramente ringrazio tutti i giorni Dio che abbiamo preso “pompompero, lui può essere un punto di svolta nella storia della Roma. Non esagero: lui ci può far vincere”.