(G. Dotto) – La “timidezza” di Rizzoli ha mandato più di mezza città a letto con un magone grande come un orfanotrofio dimenticato da Dio.L’essere abituati, da più di trent’anni, da quei dieci centimetri scarsi che fecero di Ramon Turone il manifesto dell’uomo che grida vendetta, non attenua la depressione. Anzi. Ti scava le budella come un cucchiaio incandescente. Siamo orfani di che cosa? Non certo di giustizia. (…) Se a (non) fischiare è Rizzoli, il mondo non sarà un posto migliore. Proviamo a leggere la mente di quel signore che (…) ha deciso per la scelta più comoda. Non tanto per lui o per la sua brillantissima carriera, ma perché così va il mondo ed è più semplice assecondarlo.Non importa il nome. Rizzoli come Bergamo, Messina o Racalbuto. Una legione oscura dominata dal richiamo della foresta, che è la seduzione del potente. Non sono in malafede. Non barano. No. Peggio. Si prestano a fare da comparse d’un copione già scritto a monte. (…) Un mediocre corteo di gregari schierato sempre dalla parte del più forte. (…) Rizzoli che espelle Vidal o fischia quel rigore sacrosanto avrebbe generato stupore e scandalo, alla pari di un gesto sovversivo. Troppo per un’animella tremula di circa settanta chili. La speranza è che tutto ciò, dentro la tenda di Trigoria, si converta da depressione in rabbia, da scoramento in tumulto. Non so se basterà. Temo di no.