(L.Valdiserri) La chiesa è ancora al centro del villaggio perché tra Roma (con una partita da recuperare) e Lazio restano 19 punti e perché tra andata e ritorno (Petkovic e Reja) i biancocelesti non hanno tirato neppure una volta nello specchio della porta. Però i guastatori laziali ieri hanno bloccato tutte le strade periferiche che portano al tempio di Rudi Garcia che, per la terza volta in stagione, ha visto la sua squadra senza gol: c’erano riusciti il Cagliari all’Olimpico (e per certi versi questa gara ha ricordato quello 0-0) e la Banda Conte allo Juventus Stadium, con il «piccolo » particolare dei tre gol segnati dai bianconeri. La Roma meritava di vincere per la mole di gioco, soprattutto nella ripresa.
La Lazio si è asserragliata davanti alla sua porta, ma i giallorossi non hanno trovato la brillantezza del tiro o dell’assist, come ha sintetizzato Garcia: «Ci sono mancati i tempi giusti davanti alla porta». Pjanic, in una clamorosa occasione su assist di Maicon nel primo tempo, ha cercato il controllo in area anziché il tiro immediato; Florenzi, sempre servito dal brasiliano, migliore in campo, ha tirato subito (alle stelle) anziché controllare, visto che era solo; Gervinho ha segnato un gol in fuorigioco (bravo l’assistente Cariolato a «beccare» i centimetri) ma ha sbagliato quasi tutte le scelte finali ogni volta che aveva superato l’avversario diretto. Sono mancati i dettagli, non il piano generale.
La Lazio, con i suoi tifosi, ha festeggiato lo 0-0 come se fosse una vittoria. Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? La realtà offre questo e vendere Hernanes per non sostituirlo non è certo un segnale di grandi ambizioni. Però Reja non ha mai perso (3 vittorie e 3 pari) e questo è un fatto. L’ingresso in campo di Mauri, al rientro dalla lunga squalifica per il calcio scommesse, è stato il simbolo della gara del tecnico: una mossa tattica per non perdere e non un tentativo di vincere. È vero che Keita aveva molto sofferto Maicon, ma passare dal 4-1- 4-1 al 4-4-1-1, con il fantasma di Klose davanti e Mauri fuori condizione dietro di lui, è stato consegnarsi all’avversario. Ma poiché il calcio è strano, su palla persa da Gervinho, la Lazio ha avuto nel finale persino l’occasione per vincere. Onazi ha gestito malissimo un contropiede in superiorità numerica e Torosidis ha salvato.
Reja, onestamente, ha commentato che sarebbe stato troppo. Per questo motivo — e soprattutto per il gol di Juanito Gomez a Verona, che tiene immutate la distanze tra Juve e Roma — i giallorossi non devono pensare di aver sprecato una grande occasione. Partite come quella di ieri capitano e il definitivo salto di qualità della Roma è legato proprio a questo particolare: la capacità di vincere anche senza giocare al top. Per i duelli rusticani da derby (Orsato ha lasciato correre troppo, rischiando di perdere di mano la partita), appuntamento alla prossima stagione. La polemica tra Garcia e Reja non è finita. Il francese ha ribadito il suo pensiero sul collega «non educatore» e Reja ha detto, essendosi scusato per tempo, di non accettare lezioni. Roba da derby che, ieri, è sembrata favorire più la Lazio della Roma.