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CORRIERE DELLA SERA L’ora di Napoli

Benatia Callejon

(L. Valdiserri) Il Napoli va in finale di Coppa Italia (3 o 7 maggio, affronterà la Fiorentina) con la benedizione di Diego Maradona e con i colpi da campionissimo del suo erede argentino al San Paolo, Gonzalo Higuain. Rafa Benitez batte Rudi Garcia, dopo due sconfitte, e si conferma tecnico perfetto per le competizioni a eliminazione diretta: una Champions e una Coppa d’Inghilterra vinte con il Liverpool, due Europa League con Valencia e Chelsea. Finisce con un 3-0 persino troppo severo con la Roma, che nel primo tempo aveva tenuto botta. Garcia, però, dovrà riflettere su due particolari: 1) per la seconda volta di fila la squadra non è andata in gol; 3) in tutta la stagione ha perduto due sole gare, in trasferta per 3-0, finendo in inferiorità numerica contro le due avversarie più forti, e prendendo i colpi di grazia all’inizio del secondo tempo: allo Juventus Stadium il 2-0 arrivò al 2’ e ieri, al San Paolo, al 3’. La gara inizia con scelte coraggiose. Il Napoli schiera la massima potenza in attacco.

Ci sono Callejon, Hamsik, Mertens, Higuain e uno dei due incontristi del centrocampo è Jorginho. La Roma non ha Maicon, che non ha recuperato dalla «bastonata» presa da Lulic nel derby (ginocchio): va in panchina. Torosidis scala a destra e Bastos fa l’esterno basso di difesa. La Roma gioca al San Paolo, nello stadio dove in Champions League hanno perso Borussia Dortmund e Arsenal, con cinque giocatori di stampo offensivo, ma tra questi non c’è Totti. Purtroppo per Garcia saranno proprio gli esterni «bassi» a crollare sotto i colpi del Napoli. C’è subito un’occasione per Destro (3’), su assist di Ljajic: bravi Albiol e Reina a contrastare l’attaccante e contestargli il tiro. Il Napoli risponde al 15’: De Rossi sbaglia un passaggio in orizzontale e scatena Mertens nella prateria; Benatia (diffidato) è costretto a un fallo da giallo ai confini con il rosso. Il Napoli dà il meglio quando pressa alto per riconquistare palla, mentre la fase difensiva, quando è saltata la linea di centrocampo, è rivedibile. La Roma patisce la giornata nera di Torosidis e la desuetudine al ruolo di Bastos.

Al 33’ il brasiliano cerca un improvvido anticipo e Maggio crossa indisturbato: lo stacco di Callejon, con Torosidis che non fa la «diagonale », non lascia scampo. Quattordicesimo gol stagionale dello spagnolo: 9 in campionato, 2 in Champions League e 3 in Coppa Italia. La Roma accusa il colpo: Gervinho perde un altro pallone a centrocampo e Hamsik, negli spazi, potrebbe fare molto male, ma alza un pallonetto un po’ presuntuoso. Poi reagisce: Reina para un tiro di Ljajic (37’) e Gervinho mette a metà strada, tra il serbo e Destro, un assist che poteva essere vincente (43’). Nell’intervallo Maicon fa ancora un tentativo, perché Garcia capisce che la situazione è difficile. E lo diventa ancora più al 3’, quando il Napoli segna il 2-0, in concomitanza con l’ingresso di Diego Maradona nello stadio dei suoi trionfi. Il Pipita prima prova a mandare in gol Callejon, con un assist di tacco, e sul corner seguente schiaccia in porta di testa, travolgendo di forza Torosidis. La differenza di incisività tra l’argentino e Destro diventa il simbolo della gara. Subito dopo il gol, Garcia manda in campo Maicon al posto del greco frastornato. Troppo tardi. La Roma è in bambola. Mertens si infila indisturbato e serve Jorginho, che fulmina De Sanctis: 3-0, tripudio al San Paolo, Napoli in finale con merito. Benitez voleva un gol «legale», ne ha avuti tre.

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