(L. Valdiserri) – Oggi è il giorno. Prima il giudice sportivo Tosel (di sicuro) e poi l’Alta corte di giustizia sportiva del Coni (ma potrebbe slittare a venerdì) dovranno occuparsi della chiusura dello stadio Olimpico per le prossime partite. Al centro ci sono i ripetuti cori di «discriminazioni territoriale » contro Napoli, che hanno già portato alle curve Nord e Sud vuote nella gara contro la Sampdoria. Domenica sera sono state ripetuti dai Distinti sud e accolti con applausi anche in altri settori, tipo la tribuna Monte Mario. Il rischio fondato è che per la partita contro l’Inter, sabato 1 marzo, si giochi in un Olimpico ancora più vuoto.
Garcia & company rischiano di sentire più il tifo interista nel settore ospiti che quello giallorosso altrove. Il giudice sportivo Tosel dovrà occuparsi dei cori di domenica e appare scontata una nuova condanna: sono stati chiari, ripetuti e non hanno trovato opposizione in altri settori dello stadio, facendo così mancare ogni tipo di attenuante. Il dubbio è: la nuova sanzione colpirà Roma- Inter o si estenderà anche ad altre gare? E si limiterà a singole parti o a tutto lo stadio? La soluzione nettamente più probabile è l’estensione del divieto anche ai Distinti sud, cioè la parte di stadio dove sono partiti i cori. Un conto è agire e un altro, eventualmente, applaudire. L’Alta corte del Coni, invece, dovrà prendere in esame il ricorso romanista sul turno di squalifica già pendente sulle curve per la gara contro l’Inter. La Roma aveva chiesto di poter scontare la pena in Coppa Italia, visto che i cori erano stati alzati durante la gara contro il Napoli in quella manifestazione. La Corte può decidere oggi, ma, se la Figc domanderà nuovi termini per approfondire il ricorso della Roma, slitterà tutto a venerdì. Cioè a 24 ore dalla partita. Il d.g. Mauro Baldissoni aveva studiato la possibilità di spostare i tifosi delle curve in altri settori. Questore e prefetto hanno negato il «travaso »: i biglietti sono nominativi e la curva Sud è stata venduta tutta o quasi in abbonamento.
Morgan De Sanctis, ieri, ha provato a sensibilizzare i tifosi. Ha evidenziato l’anomalia tutta italiana dei settori chiusi per discriminazione territoriale, però non ha nascosto che «purtroppo ci sono delle minoranze che penalizzano tutti quanti. Se c’è un pò di cultura, di buon senso e di responsabilità anche quella minoranza si deve rendere conto che non è più il caso di continuare a fare questo tipo di manifestazioni». La norma è sicuramente discutibile e sarà modificata a fine campionato. Perché è illegittimo punire anche chi non c’entra, perché apre la porta a possibili ricorsi alla giustizia ordinaria e perché nessuno (tanto meno la tv) vuole stadi vuoti e spettacoli avvilenti. Ma da qui a maggio c’è spazio per evitare un braccio di ferro che fa pagare la Roma e i tifosi che non approvano certi cori?