(L.Valdiserri) Tutte le strade portano a Roma, l’autobiografia di Rudi Garcia che tra un mese uscirà anche in Italia, è un vademecum molto interessante sul cinquantenne più amato dai tifosi giallorossi. In estrema sintesi il calcio di Garcia è il prodotto di due forze: 1) le grandi squadre nascono da un grande centrocampo e questo spiega perché, tra Lamela e Pjanic, Rudi ha preferito che venisse ceduto il primo; 2) il calcio più bello è quello totale della Grande Olanda, ma l’attenzione alla fase difensiva non è un optional. Garcia, per esempio, non ricerca a tutti i costi la tattica del fuorigioco. Due sono i numeri che più saltano all’occhio nella stagione romanista: gli 11 gol subiti (miglior difesa della serie A) e i 14 marcatori diversi.
LA DIFESA – Tutto parte dal portiere, che Garcia ama di esperienza e con un forte ascendente sullo spogliatoio. Sabatini poteva portare Rafael, poi finito al Napoli, e le due idee «francesi » per la porta erano Lloris (ex Olympique Lione, ora al Tottenham) e Ruffier (Saint Etienne). Costo del cartellino e lingua da imparare in fretta, per guidare il reparto, hanno fatto preferire a Garcia il rodato De Sanctis. Lo «sponsor» di Morgan è stato un amico italiano di Lilla, tifoso del Napoli e ben conosciuto anche dall’allenatore, che ha dato referenze eccellenti sul portiere. La Roma non ha subìto gol in 16 delle 24 partite giocate in campionato: la regolarità è fondamentale. Mehdi Benatia è l’unico giocatore arrivato a Roma senza l’esplicita richiesta del tecnico, che però lo conosceva bene dai tempi francesi ed è stato felice della mossa che Sabatini aveva già preparato. La difesa a 3 non fa parte del calcio di Rudi. In una situazione di emergenza, come quella di Bologna con quattro terzini su quattro infortunati, ha preferito «adattare » Taddei e Romagnoli sulle fasce laterali. All’occorrenza, contro avversarie con il «doppio centravanti», si può abbassare De Rossi.
L’ATTACCO – In mancanza di un bomber da 20-25 gol a stagione (anche se Destro viaggia a una media gol-minuti che gli garantirebbe quella quota), Garcia ha puntato sulla cooperativa del gol:14 marcatori diversi, con Destro migliore con 6 reti. Più che sull’attaccante, Garcia punta sugli schemi d’attacco. Predilige il 4-3-3, vede di buon occhio il 4-2-3-1, ha fatto anche il 4-4-2. L’ideale è il movimento continuo che porta allo scambio di ruoli tra i tre del reparto. Però, in passato, Rudi ha usato anche un «ariete», come De Melo, soprattutto in finali di partita che non riusciva a sbloccare. Avere un attaccante-boa, forte nel gioco aereo, non gli dispiace. Ma come sesta punta del gruppo, una specie di jolly. Sacchianamente preferisce un gol che nasce dallo schema che dalla giocata, ma, come dice Gervinho, «non è un allenatore che sacrifica il talento in nome della tattica».