La Roma batte la Sampdoria 3-0, dando una serie di risposte: 1) al Napoli che, dopo averla eliminata in Coppa Italia, sperava di averla ferita e di poter accorciare anche in campionato; 2) alla Juve, che senza i giallorossi avrebbe già cucito il terzo scudetto consecutivo sulle maglie; 3) a qualche critico di Rudi Garcia che, per quanto possa sembrare incredibile fuori dal Grande Raccordo Anulare, non era felice di una squadra che ha perduto soltanto due partite in tutta la stagione.
È stata una vittoria ancor più netta del risultato, contro una squadra che era arrivata all’Olimpico in salute. Pjanic, trequartista nel 4-2-3-1 scelto da Garcia, ha fatto dimenticare l’assenza di Totti, inventando a ripetizione calcio d’autore. Destro ha interrotto il digiuno da gol della squadra – 0-0 nel derby e 0-3 a Napoli – con due reti da vero centravanti: una di testa, nella tonnara da calcio d’angolo, e una con un movimento di potenza e tecnica, sempre in area di rigore.
Garcia è riuscito a dare un turno di riposo a De Rossi, ma deve preoccuparsi delle condizioni fisiche di Maicon (problema al flessore della coscia) e Benatia (trauma contusivo), usciti dal campo nella ripresa. La società sarà invece chiamata ad altre fatiche nei tribunali sportivi, perché ancora una volta si sono levati cori che invitano il Vesuvio a “lavare“ i napoletani. Porteranno sicuramente a nuove chiusure di settori dell’Olimpico. È ormai un braccio di ferro tra ultrà e istituzioni sportive, ma chi ci rimette sono soltanto la squadra e chi certi cori non li canta. La norma sulla discriminazione territoriale è stata scritta male e interpretata peggio, ma fino al termine del campionato sarà in vigore. È così difficile, per chi si professa tifoso, aiutare la propria squadra anziché danneggiarla?