(A.Pugliese / M.Cecchini) – Forse adesso qualcosa si muove davvero. Forse. Come ci si attendeva, oltre alle curve, anche i Distinti Sud contro l’Inter resteranno chiusi, ma la giornata di ieri, per certi versi, sul fronte del tifo giallorosso, assomiglia un po’ al 14 ottobre 1980. Roma come Torino: la maggioranza silenziosa si ribella. Quasi 34 anni fa, infatti, 40 mila impiegati e quadri della Fiat scesero in piazza per protestare contro il picchettaggio violento che impediva loro di entrare a lavorare da oltre un mese. Secondo l’analisi di molti storici, quella manifestazione segnò un punto di svolta nelle relazioni interne della massima industria italiana. Similitudini che a Trigoria lasciano ben sperare.
Squadra choc Tra radio e web, infatti, la sensazione forte è che la maggioranza del tifo romanista sia stufa delle prese di posizione ideologiche degli ultrà. Il messaggio insomma è questo: la norma è sbagliata anche perché la «discriminazione territoriale » viene applicata solo in funzione anti-Napoli, ma è stupido farsi chiudere apposta lo stadio, la Roma è più importante di un tifo interessato più a se stesso che alla squadra. Per questo, dopo aver apprezzato la presa di posizione di De Sanctis («bisognerebbe avere il senso di responsabilità di smetterla»), ieri il club ha chiesto a Totti di scendere in campo. «La Roma sta facendo una grande stagione. Abbiamo però bisogno del supporto dei nostri tifosi. Giocare con le curve vuote non è la stessa cosa. Mi auguro che fino alla fine della stagione i tifosi non compromettano la possibilità di starci vicino». Più tardi precisa: «È una norma discutibile e spesso anche noi siamo vittime di cori e ingiurie, ma ora restiamo uniti per raggiungere i traguardi a cui teniamo». Inutile dire che piccole frange si sono scatenate anche contro il portiere e il capitano, ma l’ambiente ha altre idee, anche perché la squadra viene descritta in difficoltà senza il tifo.
Idea bimbi Il giudice sportivo, d’altronde, ieri ha chiuso i Distinti Sud per i cori anti-Napoli fatti durante il match con la Samp perché ha coinvolto «il 90%» del settore e per la recidività. Ma non basta. Se sulla sentenza di Tosel la Roma ha preannunciato ricorso (sarà discusso venerdì), sempre ieri l’Alta Corte del Coni ha rinviato a martedì la sentenza sulla riapertura delle curve contro l’Inter, visto che la Figc ha chiesto tempo per esaminare le carte. Una mezza sconfitta per la Roma, che non voleva un rinvio, ma anche una mezza vittoria, perché lo slittamento, considerati i precedenti, è stato breve. Non solo. Se venerdì la Corte di Giustizia federale desse ancora torto al club nel ricorso per i Distinti (probabile), la società vorrebbe che martedì si unificasse tutto davanti al Coni. «La norma non è ben definita ed è applicata in maniera discutibile — ha detto il d.g. Baldissoni —, ma la Roma ha bisogno dei propri tifosi e negarselo comincia a diventare autolesionistico ». E non basterà l’eventuale apertura delle curve ai bambini in stile Juve (si sta valutando), anche perché il passo successivo sarà la serrata dello stadio e poi i punti di penalizzazione.
Allarme Champions Tra l’altro, l’autolesionismo ormai a livello d’immagine è diventato devastante. All’estero, che non hanno la percezione della discriminazione territoriale, la tifoseria è accusata semplicemente di razzismo, con grande malumore della proprietà Usa, che ha visto come la linea di dialogo non ha pagato. Non solo. C’è anche il timore forte che, se il prossimo anno tornerà a giocare in Europa, gli ultrà possano penalizzare la squadra proprio come è successo alla Lazio, perché su temi come il razzismo la Uefa è inflessibile. Per questo la Roma è pronta ad una politica di «tolleranza zero» con una preghiera alle forze dell’ordine di tutta Italia: spazzate via dagli stadi chi non rispetta le leggi. E (finalmente) buona partita a tutti.