(L. Garlando) A volte la realtà rimpicciolisce i sogni. Stamattina, al risveglio, come poteva un napoletano immaginarsi che alla sera Diego Maradona avrebbe messo piede al San Paolo, dopo 9 anni? E invece il Pibe è apparso con i suoi tempi regali all’intervallo, con il Napoli in vantaggio 1-0. Tre minuti dopo ha segnato Higuain, quello che ha promesso di fare come Diego (vincere Mondiale e poi scudetto) e il popolo si è messo a cantare «O mamma mamma mamma… ». Ha fatto gol anche Jorginho ed è finita 3-0. Schiantata la super-Roma, conquistata la nona finale di Coppa Italia. Il 3 maggio nella Capitale, contro la Fiorentina, Benitez può già eguagliare il bottino del quadriennio di Mazzarri. Troppo parlare di apoteosi?
Roma molle – Una Roma irriconoscibile nello spirito, imborghesita dai successi, si è fatta rimontare quasi senza reagire. L’impassibilità di De Rossi, che di solito nella tempesta ringhia, è una brutta spia. Forse, dopo il gol sfiorato al 3’ e le prime felici sgommate di Gervinho, si è illusa di poter gestire il vantaggio in pantofole, perché tanto il Napoli un gol lo prende sempre e la Roma gliene ha fatti già 5, come ricordato da Garcia alla vigilia. Invece stavolta Reina ha chiuso la porta e ora la Roma deve temere anche in campionato perché il 9 marzo tornerà al San Paolo e ora il Napoli sa che può batterla. Ora Garcia sa che la creatura di Benitez sta crescendo, là dove peccava di più, in difesa e a centrocampo. Contro la mediana più solida d’Italia (Juve a parte), quella del Napoli, spesso punto debole, ha retto e convinto. Il ritorno di Behrami e il debutto di Henrique davanti alla difesa (4-3-3) promettono ulteriore sostanza, ulteriori opzioni. Fermo restando che il tesoro di Napoli resta là davanti: meccanismi rodati, verticalità e lo splendido, trascinante Higuain.
La breccia Bastos – Tre minuti e Reina è già sdraiato a schermare un tiro di Destro a colpo sicuro. Chiaro? La partita del Napoli è tutta qui: far coesistere la necessità di rimontare il 3-2 dell’andata con le terribili ripartenze della Roma. Correre avanti guardandosi alle spalle, perché Garcia ha scelto l’opzione più offensiva: Ljajic al posto del più protettivo Florenzi. Non solo. L’infortunio di Maicon durante il riscaldamento ha spinto in campo Bastos, con il dirottamento di Torosidis a destra. La Roma quindi può ripartire da tutte le parti e non solo con Gervinho, incubo del Napoli. Quando al 25’ Maggio incrocia provvidenzialmente un tiro dell’ivoriano che pareva destinato al gol, la squadra di Benitez, pur avendo tenuto costantemente la palla e ricamato con buona volontà, non ha ancora costruito un pericolo. Dura la risalita, pare.
La Roma ribadisce la sua ottima organizzazione difensiva. Ma c’è un anello debole: Bastos. L’esterno brasiliano non è nato per difendere e la copertura di Gervinho è sottile come un’ostia. E’ qui che il Napoli comincia a battere con le sovrapposizioni di Maggio: l’anello debole si spezza. Un’azione in tandem di Maggio e Hamsik libera il cross facile. Il controllatissimo Higuain giova alla libertà di Callejon che schiaccia di testa in rete: 33’. La Roma ora è costretta rialzare i tre tenori della mediana e a risalire il campo, non può più accontentarsi di ripartire. Non gioca male, ma sembra Gervinho che scappa spesso e poi non mantiene ciò che promette. Rispetto all’andata, la Roma tutta ha una tacca di precisione e di cattiveria in meno. Sentenza Pipita Lo dimostra platealmente col morbido ritorno in campo. Concede a Callejon una palla-gol dopo soli due minuti. E sull’angolo successivo resta ad osservare la palla che prima rimbalza sulla testa di Jorginho, poi su quella di Higuain che mette in rete. Non basta. Tre minuti dopo, concede una comoda imbucata a Jorginho: 3-0. La miglior difesa del campionato, la vera Roma non avrebbero permesso tanto. Garcia prova a rincorrere con Maicon, Totti e Florenzi e con uno scossone tattico (4-2- 3-1), ma la squadra reagisce poco e male. Spento Pjanic, Destro spreca. L’unico sussulto lo dà Strootman, per il resto il meno peggio, facendosi cacciare per fallo e applauso sfottente. Sipario. L’onta del 26 maggio sarà lavata un’altra volta. In finale ci va il Napoli che cerca la quinta Coppa Italia. Il Pibe, il Pipita. Il San Paolo canta. Il soldato non è mai stato così innamorato.