(A.Catapano / V.Piccioni) – Prima notizia: Roma Inter di sabato si giocherà in uno stadio chiuso praticamente per metà visto che l’Alta Corte di giustizia del Coni ha respinto al mittente il ricorso giallorosso per la chiusura delle curve e la richiesta di sospensiva per la «squalifica» dei Distinti sud per i cori di discriminazione territoriale. Seconda notizia, molto più sorprendente: nel dispositivo scritto dai giudici del terzo grado della giustizia sportiva italiana, si passa la palla sull’argomento alla giunta esecutiva del Coni e tramite di essa alla Figc «per le valutazioni e determinazioni di competenza in ordine alla congruità e applicabilità della normativa sanzionatoria posta a base delle misure comminate». Cioè: fate una riflessione sull’argomento.
Abete irritato Poche righe, ma sufficienti per pensare che sulla norma anticori ci siano posizioni diverse fra le istituzioni sportive. Tanto che ieri, a un certo punto circolava una battuta nel ping pong fra palazzi successivo al pronunciamento: «La Corte fa politica». Intanto la Federcalcio, chiamata in causa in modo esplicito, ha reagito senza chiudere la porta, ma con prudenza e una certa irritazione. Il presidente Abete condivide«l’opportunità di approfondire la norma, quando sarà conclusa la stagione », ma si rammarica del fatto che «ora tutto il dibattito è incentrato sulle sanzioni e non sui comportamenti per cui vengono applicate, questo non va bene. La libertà d’insulto è inaccettabile, è anzi nostro dovere ribadire quali comportamenti vanno tenuti negli stadi. Alle società di A, poi, ricordo che la norma fu approvata da tutti in Consiglio federale e che in Serie B dall’inizio della stagione è stata chiusa solo una curva. Chi ci accusa di non fare abbastanza contro i violenti — chiude Abete —, poi non può lamentarsi delle sanzioni».
Previsioni Ma ora che cosa succederà? Tutti si augurano che il sabato con l’Inter non nasconda qualche altra trappola (anche se il tam tam annuncia nuovi cori e, forse, altre migrazioni di ultrà in tribuna) e che l’invito di Totti, De Santis e Garcia sia ascoltato dai tifosi. «Me lo auguro — dice Abete —: Garcia ha detto chiaramente che la norma, condivisibile o no, va rispettata». A Trigoria la linea «Al Tar» ha perso colpi anche perché il dispositivo apre le porte alla riforma. Ma la domanda è: che riforma sarà? E quando se ne parlerà? La giunta esecutiva del Coni, di cui fa parte anche Abete, si riunisce il 4 marzo con un ordine del giorno già abbondante (dal dopo Sochi agli inevitabili ricaschi del caso conti Federnuoto). Doppia condizionale? Cioè, proporre un altro stop prima della sanzione della chiusura spalti. Alzare ulteriormente la soglia del numero di tifosi che intonano i cori? Altra possibilità. Improbabile, per non dire impossibile che si vada verso la cancellazione. Nessuna ritirata e niente libertà d’insulto, è la posizione di Abete, ma su questo Lega e Coni, che pure chiedono la riscrittura, sono d’accordo. E per il futuro, oltre alla segmentazione delle curve, si punterà alla reintroduzione delle attenuanti, che prevederà solo multe.
Preoccupazioni Quanto alla Roma, nessun commento ufficiale. Da Trigoria, filtrano due stati d’animo contrapposti: amarezza per la chiusura dei settori contro l’Inter, soddisfazione per la riscrittura che, forse, verrà. Da Boston, dove è volato il d.g. Baldissoni, arriva il crescente fastidio di Pallotta per una vicenda che all’estero viene interpretata come razzismo vero e proprio e che in Italia rischia di compromettere l’operazionestadio allontanando gli sponsor più sensibili. E lì sì che sarebbero dolori.